La notte di Van De Sfroos
"Como, ti dico grazie"

Teatro Sociale strapieno di fan, a Como, per festeggiare il decimo anniversario della carriera di solista del cantante laghée. Ospite sul palco il Beppe Dettori dei Tazenda. Una lettera da Enrico Ruggeri, in esclusiva a La Provincia

di Alessio Brunialti

Dieci anni dopo, sempre quella faccia. Dieci anni da narrare l’uno agli altri, con il rischio che, come cantava Guccini, «le parole restino chiuse dentro in noi». Davide Van De Sfroos ritorna al Teatro Sociale per festeggiare il decimo anniversario di una carriera solistica che proprio dalla massima sala di Como prese il via portando l’artista laghée dove tutti ormai sappiamo. Un ringraziamento, uno sguardo al passato remoto, una preghiera: "Ave Maria" è tutto questo. Il brano con cui ha scelto di iniziare la performance è tra i più antichi di sua composizione, non lo suonava da tantissimo tempo e, naturalmente, chiede l’intercessione della Madonna su questo evento. Evento che, a sorpresa, dedica a un commosso Romano Pozzana, storica maschera del teatro, che ha accolto lui e i musicisti, ieri come allora. «Ruggeri non c’è», si scusa, ma c’è un grande artista come Beppe Dettori, il cantante dei Tazenda che suggella l’amore di Bernasconi per la Sardegna. Un canto dell’isola, «No potho reposar» che si trasforma nella "Ninna nanna del contrabbandiere" e la band li raggiunge per dare il via a un’esibizione spiritata non meno di quanto lo fu quella del ’99. Allora Davide aveva tutto da dimostrare, adesso ha molti più dischi, molti più concerti, anche tre figli in più e niente da perdere, ma non per questo ha offerto un live sotto tono. Come promesso classici quasi dimenticati fanno capolino in scaletta, ma naturalmente i fan, che hanno stivato un teatro mai così sold out, le avevano dimenticate. Cori, striscioni, grida, tantissime emozioni, perché «l’onda di ieri è la stessa di oggi e l’occhio di un vecchio è quello di un giovane», così le età si annullano, gli anni sembrano non essere passati e ce ne sono ancora tanti altri da vivere, naturalmente andando sempre de sfroos.


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Ruggeri: "Folgorato
dalla tua musica.
Sei un grande poeta"


di Enrico Ruggeri

Caro Davide, dopo tanti anni di musica, devo dire con rammarico che sono una persona che si entusiasma molto difficilmente, anzi, ormai non mi piace quasi nessuno. È giusto che tu sappia che l’ultima folgorazione che ricordo è avvenuta quando il nostro comune amico Luca Ghielmetti mi ha fatto ascoltare «Breva e Tivan». Ho trovato tutto quello che chiedo alla musica: divertirmi, riflettere, commuovermi, conoscere meglio me stesso e gli altri. Sei un grande poeta e un coinvolgente comunicatore. Ne ho avuto la conferma quando ho avuto il piacere di averti sul mio palco all’Alcatraz: il tuo intervento in «Leggo le carte», che tu hai trasformato in «Lengi i cart» è stato uno dei momenti più intensi del concerto, insieme a «New Oleans», una delle canzoni più belle che io abbia suonato. Un abbraccio per i tuoi dieci anni di successi. C’è bisogno di gente come te. Se vorrai verrò a trovarti presto, a patto che tu mi faccia trovare i misultin! Ciao, divertiti.

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