Alto Lario, gioco d’azzardo choc
Ogni persona brucia 1600 euro

Presentati a Gravedona i dati della “Tre Pievi” di Dongo. In fumo ogni anno 27 milioni

In Alto Lario ammonta a ben 1.600 euro la spesa annuale pro capite per il gioco d’azzardo: a fronte di 17 mila abitanti, insomma, ogni anno tra Cremia e Sorico vengono bruciati 27 milioni nel gioco.

È questo il dato a dir poco allarmante rilevato dall’Ufficio di Piano di Dongo - Azienda Speciale “Le Tre Pievi” ed esposto in occasione di un apposito convegno svoltosi a Palazzo Gallio. La ludopatia, insomma, è una piaga, spesso non valutata in tutta la sua gravità: «Il gioco, di per sé, non va demonizzato – riconosce Ombretta Conca, responsabile amministrativa dell’Azienda sociale altolariana – Quando sconfina nel patologico, tuttavia, diventa problematico, anche perché colpisce i soggetti più fragili. E nel nostro territorio, purtroppo, ha raggiunto livelli preoccupanti».

In Italia ogni anno vengono spesi più di 100 miliardi di euro nel gioco d’azzardo. Per contrastare il fenomeno, a detta di molti, occorrerebbe una legge nazionale organica che regolamenti la materia, ma dietro, come si sa, ci sono grossi interessi.

«È un fenomeno sottovalutato – commenta il presidente della Provincia e sindaco di Trezzone, Fiorenzo Bongiasca – forse perché la gente fatica ad associare al gioco una vera e propria patologia».

«Si tratta, invece, di una malattia capace di distruggere i risparmi di una vita e, addirittura, la vita stessa delle persone. In Alto Lario, in particolare, è necessario intervenire al più presto per porre un freno» aggiunge il numero uno della Provincia.

Ma cosa si può fare in concreto? Si prospetta, tra l’altro, anche l’incognita della proposta di girare il gettito del gioco ai Comuni, mettendo così i sindaci nella posizione di dover scegliere tra il mettere dei limiti al gioco e garantirsi delle risorse importanti.

«Una legge più necessaria che mai – sottolinea Filippo Torrigiani consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie – Invece di recuperare fondi attraverso la lotta all’evasione fiscale e le sanzioni per il mancato rispetto delle norme europee sullo smaltimento dei rifiuti, lo Stato tende a preferire un introito di denaro dal gioco d’azzardo. Perché? Dovrebbe riconoscere, invece, le proprie responsabilità e intervenire per porre sotto controllo un mercato che è ormai fuori controllo».

«Non è un segreto, infatti, che i siti di “gioco on line” illegali infestino la rete – conclude Torrigiani – e sfuggano quasi del tutto al controllo delle istituzioni preposte».

Arduo, insomma, riuscire a mettere in atto iniziative contro la ludopatia per chi si occupa di sociale a livello territoriale.

«C’è un corto circuito nello Stato, che ottiene proventi fiscali senza curarsi dell’impoverimento che il gioco produce e degli interessi criminali che vi si insinuano – è la considerazione di Corrado Celata, esperto dell’Ats metropolitana di Milano – Il convegno di Gravedona ha ben rappresentato lo spirito dei più recenti provvedimenti regionali, secondo i quali la questione si può affrontare solo facendo squadra e sistema, cercando di elaborare strategie mirate di contrasto e, soprattutto, di prevenzione».

(Gianpiero Riva)

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