Il vescovo Oscar torna a Tremezzo
«Qui sono più a casa che altrove»

È stata l’occasione per celebrare il 15° da vescovo e il 45° di ordinazione sacerdotale. Gli effetti del Covid richiamati nell’omelia

Ha parlato di «famiglie provate e tentate durante questi lunghi mesi della pandemia» domenica 27 dicembre il vescovo Oscar Cantoni nella “sua” Tremezzo, una parrocchia quella di San Lorenzo «che mi fa sentire più a casa che altrove», per lui che è nato a Lenno e cresciuto in quel di Tremezzo, dove risiedono i suoi familiari più stretti e dove sta trascorrendo qualche giorno di meritato riposo. Quella di domenica 27, pur dentro una comunità che ha dovuto fare i conti al pari di molte altre con il “male invisibile”, è stata comunque un’occasione di festa, senza dimenticare il passato e guardando con fiducia al futuro. Il perché l’ha spiegato il parroco don Luca Giansante: «Il 1° settembre 1950 (70 anni fa) monsignor Oscar Cantoni nasceva a Lenno (nella frazione di Masnate, ndr), il 28 giugno 1975 (45 anni fa) in Cattedrale a Como veniva ordinato sacerdote e, non da ultimo, il 5 marzo 2005 (15 anni fa) sempre in Cattedrale a Como è la data della consacrazione episcopale. Non avendo avuto altre occasioni per celebrare queste ricorrenze insieme, con la messa testimoniamo al vescovo Oscar la nostra vicinanza e il nostro affetto». «Oggi è la giornata della Santa Famiglia. In questo tempo che non possiamo sottovalutare, le nostre sono famiglie provate e nella prova emergono tante situazioni dell’anima - ha affermato don Oscar (come qui è chiamato con affetto) che per l’occasione ha indossato la mitria donata a nome della parrocchia di Tremezzo da don Giuseppe Notari in occasione della nomina episcopale - Vogliamo ricordare i lutti che hanno vissuto certe famiglie e anche la Tremezzina non è stata purtroppo risparmiata e con i lutti non possiamo dimenticare problemi finanziari, difficoltà di lavoro, relazioni difficili tra genitori e figli, tensioni. Anche la famiglia parrocchiale ha subito un notevole rallentamento. Ma aggiungo un altro passaggio e cioè che le famiglie possono anche essere tentate, anzitutto dal chiudersi in loro stesse, pensando che Dio non c’entra in questa situazione. Dio cammina con noi, non risolve tutti i problemi con un tocco di bacchetta magica, ma non ci abbandona, ci sostiene e ci aiuta a valutare ciò che è l’essenziale della vita. Questa crisi ci riconsegna all’essenziale. Assieme a famiglie tentate ci sono anche tante famiglie solidali, che hanno dentro di sé la cultura del vicinato e del prendersi cura gli uni degli altri. Abbiamo ringraziato medici, infermieri, personale sanitario. Un lavoro straordinario il loro. Un grazie va anche a chi si adopera per una solidarietà concreta per le nostre famiglie e in questo includo il prendersi cura delle persone più deboli nonché aiutare chi altrimenti vivrebbe in una situazione di abbandono». Ad accogliere il vescovo Oscar c’erano il sindaco Mauro Guerra, il maresciallo Paolo Lo Giudice, gli alpini con citazione anche per la preziosa opera fornita dai Confratelli, dal coro e dai volontari dentro e fuori la chiesa. Parole «di amicizia, stima e affetto» per il vescovo Oscar sono giunte anche dal sindaco al termine della celebrazione. «Grazie per questa visita - ha affermato Mauro Guerra - Grazie per la vicinanza a tutte le famiglie della Diocesi. Famiglie tutte molto provate, molto stanche. Dentro questa pandemia abbiamo ritrovato il senso di parole come responsabilità. Oggi, con l’inizio delle vaccinazioni in tutta Europa, si apre una pagina nuova, una pagina di speranza».

(Marco Palumbo)

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