A Como le città Unesco: «Cultura e creatività sono leve di sviluppo»

L’evento Alla serata del Sociale le testimonianze lariane in occasione del forum con le altre località “creative”: «Un euro in progetti culturali, può generarne quattro»

«Cultura e creatività come strumenti per lo sviluppo economico e sociale della città»: si è tracciata così, con le parole del manager culturale Oliviero Ponte di Pino, una prospettiva per Como giovedì sera al Teatro Sociale, che si è ripreso il ruolo di fucina del pensiero cittadino in occasione del forum “CreativeMakers: competenze creative per il futuro”, momento celebrativo della Lake Como Creativity Week.

Sul palco sono state messe in scena le definizioni di creatività e le diverse prospettive ed esperienze di artisti e di custodi di un patrimonio di conoscenze e competenze preziose per lo sviluppo territoriale futuro.

Con la mediazione di Stefano Salis, giornalista de Il Sole 24 Ore, sono state raccolte le testimonianze di Moritz Mantero, imprenditore serico e presidente di Orticolario, della stilista e imprenditrice Francesca Ruffini Stoppani, dell’artista Fabrizio Musa, della restauratrice Angela Cal, dello scultore Massimo Clerici e del maestro d’arte Lorenzo Pusterla.

Alle loro spalle un allestimento di grande suggestione opera dell’Associazione italiana disegnatori tessili e delle imprese del legno-arredo di Confartigianato Imprese Como. Il forum si è svolto come un summit nazionale di Como Città Creativa Unesco e ha dato al sindaco di Como Alessandro Rapinese un motivo di orgoglio perché «per la prima volta abbiamo avuto a Como tutte le Città Creative riconosciute dall’Unesco, città importantissime che hanno deciso di collaborare con noi».

Un risultato che apre alla possibilità di collaborazioni e progettazioni condivise, proprio in questo sta il senso e l’obiettivo del riconoscimento Unesco: costruire relazioni nei cluster o tra settori creativi e artigianali differenti che possano generare nuove esperienze, produzioni e sviluppi economici.

Si torna quindi all’occasione che rappresenta per Como far tesoro della storia della sua creatività in campo tessile e non solo per trasformarla in volano per la cultura, con ricadute economiche interessanti, come ha suggerito Ponte di Pino «per un euro investito in cultura, si generano in indotto 4 euro». Se poi questo investimento cade in un territorio dove i flussi turistici, attratti dal profilo paesaggistico, sono desiderosi di trovare quello spessore di arte e storia che sempre ricercano in Italia, le prospettive non possono che essere incoraggianti.

Le testimonianze dei rappresentanti della creatività comasca hanno confermato anche uno spirito di iniziativa brillante. Queste competenze dovrebbero rientrare nell’agenda della formazione e non solo dei bambini e dei giovani che si orientano verso il mondo del lavoro ma diventare competenze trasversali e attitudini dei più.

La serata si è conclusa con un’esibizione del Corpo Musicale di Rebbio. Nel Foyer del Teatro Sociale sono stati esposti per l’occasione cinque splendidi abiti concessi dal Museo della Seta, su promossa da Confindustria Como: Ostinelli Seta ha presentato un abito del 2019 di Dolce&Gabbana, con una stampa floreale con elementi decorativi e inserti applicati a mano. Silkomo era presente con il tessuto utilizzato per realizzare una delle giacche indossate da Amadeus al Festival. Di Clerici Tessuto un abito in seta anni Sessanta e di Taroni l’abito sartoriale degli anni Novanta. Il Museo della Seta ha scelto un abito verde smeraldo con maniche a pipistrello in plissé, impreziosito da spilla gioiello, per omaggiare Lorenzo Riva, il grande maestro scomparso a dicembre 2023.

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