Mancano i tecnici: «I nostri giovani devono svegliarsi»

Mismatch L’imprenditore canturino Maurizio Riva: «Bisogna avere fame. Da me uno su quattro è straniero». Le associazioni: maggiore sinergia tra scuola e imprese

Si è detto e fatto di tutto per valorizzare la formazione professionale eppure non basta. Le famiglie per i loro figli preferiscono un destino da “colletti bianchi”, nonostante quel modello sia in via di estinzione. Da parte loro, i figli, non hanno un’idea di cosa sia il lavoro manuale, né di come sia una fabbrica contemporanea, cresciuti nel virtuale, lì proseguono a prefigurare il futuro.

Intanto gloriose professionalità che hanno costruito interi settori manifatturieri non sanno a chi tramandare i loro saperi. O forse sì.

Su 50 dipendenti complessivi di Riva 1920, già oggi il 25% sono di origine straniera. «Il mondo dell’impresa va avanti e abbiamo bisogno di salvaguardare i lavori artigianali – ha spiegato Maurizio Riva – tra dieci anni i falegnami esperti e non solo loro saranno ricercatissimi. Si aprono per loro grandi opportunità e per coglierle è fondamentale avere “fame”, nel senso di voglia di fare».

Orientamento mancato, dispersione scolastica e calo demografico: sono i tre elementi della tempesta perfetta che si abbatte sulla formazione professionale secondo Antonio Pozzi, presidente Enfapi. «Il principio fondamentale è che i giovani dovrebbero studiare ciò che desiderano. I ragazzi scontenti della loro scelta generano un problema di disaffezione scolastica. C’è da fare un lavoro enorme che coinvolga territorio, famiglie e orientatori scolastici, serve una rivoluzione del sistema».

Molto si sta già attivando: Enfapi e altre realtà formative cercano di colmare il divario con formazioni post diploma. Per coinvolgere gli studenti fin dai primi anni Confindustria organizza il concorso Eureka per le scuole primarie per stimolare l’interesse dei ragazzi alla manualità e per individuare talenti. Inoltre esiste un percorso di formazione molto strutturato per gli insegnanti con delega all’orientamento delle secondarie di primo grado.

«Come imprese noi diciamo che il futuro prevede figure che oggi si stanno esaurendo ed è bene che i giovani siano consapevoli delle opportunità che si aprono – aggiunge Pasquale Diodato per Cna Lario e Brianza - il futuro passa attraverso il lavoro e alcune specializzazioni artigianali saranno più importanti e valorizzate di altri percorsi magari apparentemente più prestigiosi. Come sistema di imprese non possiamo permetterci che alcune professioni, oggi svolte per il 30% da persone con più di 55 anni, siano trascurate e scompaiano. Non solo, tra dieci anni ci saranno molte professioni che oggi non esistono e i ragazzi di oggi avranno opportunità diverse e stimolanti».

Nessuno auspica una rinuncia alla cultura, anzi. «Non confondiamo la cultura con l’istruzione. Viviamo in Italia una situazione anomala per cui esiste una separazione tra licei e istituti tecnici che non ha ragion d’essere – puntualizza il presidente Settore moda Confartigianato Como, Davide Gobetti, che dopo il Setificio ha scelto ingegneria a dimostrazione che i percorsi si intersecano con successo – manca la conoscenza di cosa sia il lavoro. I giovani non hanno occasione di sperimentare lavori creativi e artigianali, di mettere alla prova le loro capacità artistiche e manuali che fanno parte dell’intelligenza, che non è solo quella analitica. Bisognerebbe dar loro la possibilità di scoprire il mondo del lavoro con esperienze belle e utili».

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