Tessile, produzione in calo: «Ma continueremo a investire»

Confartigianato - A ottobre 2023 le attese sugli ordini sono entrate in territorio negativo (-8%)

«Il tessile è abituato a periodi altalenanti, non si fa spaventare da un anno che non va bene, continuerà a crescere e a investire, soprattutto su giovani e formazione». Lo sostiene Davide Gobetti presidente del settore Moda di Confartigianato Como

Nei primi nove mesi del 2023 la produzione delle imprese della moda in Italia ha cumulato un calo su base annua del 6%, più marcato del calo del 2,1% della manifattura. A ottobre 2023, secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato, il saldo delle attese sugli ordini per il settore è entrato in territorio negativo (-8%): «Il tessile ha avuto due anni, 2021-2022, caratterizzati da un rimbalzo economico post Covid che ha portato numeri importanti, ma spesso ingiustificati, perché si arrivava da periodi, quelli della pandemia, nei quali molte aziende si sono ritrovate con magazzini vuoti, quindi impossibilitate a commercializzare. Un biennio eccezionale, ma con numeri non sempre legati alla crescita effettiva del consumo. Quest’anno ci si aspettava un periodo di stabilità che invece non c’è stata».

I primi cali si sono registrati a inizio 2023 dovuti alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e alla frenata generale del commercio. In chiusura di anno i dati sono peggiorati. «Il tessile è sempre stato caratterizzato da periodi di alternanza tra alti e bassi, le aziende sono abituate a gestire queste oscillazioni, è un mondo molto eterogeneo sia a livello di lavorazione sia di prodotto, anche se l’anno non è stato roseo ci saranno sicuramente delle eccezioni che hanno fatto buoni risultati».

Il presidente di Confartigianato Marco Granelli ha parlato della necessità di un sostegno mirato agli anelli più deboli della filiera per salvaguardarli: «Ognuno fa la sua lavorazione, unica e specifica, che serve a molti, se l’azienda salta si rischiano di perdere lavorazioni, competenze e opportunità per tutto il territorio».

Nei primi nove mesi del 2023 il valore delle esportazioni della moda è salito di un limitato +1,3%, combinazione di +4,4% nei paesi Ue e di un calo dell’1,2% verso i paesi extra Ue. Si registra un aumento del valore dell’export in Francia (+14,7%), in Germania (+2,3%) e in Spagna (+2%). Nei maggiori paesi extra Ue da segnalare il +14,7% in Giappone e il +9% in Cina mentre si rilevano cali nel Regno Unito (-2,4%), negli Stati Uniti (-4,8%) e in Svizzera (-28,7%). Torna a salire l’export verso la Russia (+27,7% rispetto ai primi nove mesi del 2022), con un livello che rimane al di sotto dell’11,5% rispetto al corrispondente periodo del 2021.

«C’è la conferma di Giappone, Corea e di alcuni paesi che ruotano intorno all’ex Unione Sovietica, ma anche il Sud America con realtà come Cile e Perù che stanno crescendo. Ci sono nuovi territori dove le persone si stanno arricchendo in modo sostenibile e uniforme, mercati che apprezzano la qualità e che riescono ad avere continuità, caratteristica fondamentale perché un’azienda decida di affacciarsi a un nuovo mercato».

I programmi per il futuro prevedono soprattutto investimenti sui giovani: «Abbiamo bisogno di avvicinarci a loro, dobbiamo cercare sinergie, comprenderli e fargli comprendere la nostra visione del sistema Italia. Il divario tra generazioni è sempre più ampio e oggi accentuato anche dall’evoluzione informatica. Dobbiamo cercare di ridurre questa distanza, ma anche sostenere nuovi imprenditori e nuove idee. Le potenzialità per fare bene ci sono».

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