Fabregas: il campione di colpo cambia lo scenario

Baboooooom. Il bagliore del colpo ad effetto dell’altra sera, illumina la Como calcistica a giorno. Il centrocampista Cesc Fabregas in azzurro. Per i meno appassionati di calcio, parliamo di un big assoluto del pallone europeo e mondiale. Un personaggio, ragionando all’italiana, come Totti, De Rossi, Ancelotti, Pirlo... A fine carriera, certo. Ma resta un colpo che cambia la storia. E spieghiamo il perché. Il Como da quattro anni è in mano a una società indonesiana dalle prospettive molto rosee e dalle ambizioni molto alte. «Il Como deve diventare come i Chicago Bulls», aveva detto il manager Suwarso. In questi quattro anni, i dirigenti si sono preoccupati di fare operazioni molto importanti per strutturare la società, ma molto poco mediatiche. Acquistare il centro sportivo, moltiplicare i dipendenti, dotarsi di una tv, realizzare un manto erboso da Champions League, persino affidare le chiavi a un ex campione come l’inglese Dennis Wise, sono operazioni basilari, che però hanno interessato per lo più noi che viviamo di Como, non certo la stampa nazionale o internazionale.

Siccome sono tutte operazioni che, comunque, servono al futuro sbarco in Normandia (leggi serie A e chissà cos’altro), a un certo punto la stessa società ha deciso che era il momento di mandare un segnale forte e chiaro. Interno (leggi città) ed esterno. Beninteso, questo colpo gli indonesiani ce l’avevano in canna da tempo. Ci avevano provato con Balotelli, tre anni fa, in C: tentativo reale ma blando, arenatosi alle prime richieste della controparte. Ma l’interesse era vero. Sei mesi fa ci avevano provato con l’inglese Wilshere, forse meno conosciuto, ma per gli adepti un talento vero, tanto che i giornali nazionali mandarono gli inviati al campo per intervistarlo, nei pochi giorni che si era allenato con il Como. Insomma, l’idea c’era. Andava solo trovato il personaggio giusto. Ora è stato trovato. E la cannonata è stata forte e fragorosa. Ieri tutti i siti dei più importanti giornali (specie sportivi) del mondo parlavano di Como, del Como.

L’operazione, dal punto di vista prettamente calcistico, si porta dietro più di un dubbio: l’ex campione del Mondo e d’Europa Fabregas (che battè Buffon ai rigori in Italia-Spagna, e la cosa potrebbe ripetersi a Como-Parma) negli ultimi tempi, al Monaco, ha giocato pochissimo, con il fisico stressato da guai di vario genere. Ma quello del campo sarà l’ultimo esame, sotto certi aspetti paradossalmente il meno importante. Perché dovete immaginare il progetto della società indonesiana come quei giochi della Settimana Enigmistica dove bisogna unire i puntini e solo alla fine vedere che disegno è venuto fuori.

Con l’inserimento di Fabregas nello spogliatoio, la società ha voluto alzare il livello quanto a competenze e modello: avere uno così inserito nel contesto aiuta la squadra e la società ad aumentare la propria professionalità. Poi c’è l’indotto. Lo store: ci si è chiesti cosa avesse spinto la società ad aprire (lo farà nelle prossime settimane) un punto vendita in un punto così prestigioso come il negozio affittato in Piazza del Duomo (a cifre difficilmente ammortizzabili). Beh, con Fabregas le cose cambiano, la sua maglia potrà essere anche un oggetto di interesse di turisti che la vedono in vetrina; e non sfugga il fatto che la notizia sia uscita proprio a ridosso della compilazione dei calendari, fornendo benzina all’entusiamo degli abbonamenti.

Sicuramente questo è un colpo unico nella storia del Como: qui abbiamo visto giocare talenti puri (Gigi Meroni o Borgonovo) o futuri campioni del mondo (Tardelli, Zambrotta e Vierchowod), ma tutti all’inizio della loro carriera. Solo Dirceu, il flop argentino Borghi e pochi altri casi (Oliveira? Cauet?) possono essere vagamente accomunati come tipo di operazione, ma a distanza siderale dallo spessore del campione in questione. Non sappiamo come finirà sul campo, ma questa operazione proietta il Como in una dimensione (per ora mediatica) assolutamente mai vista prima. Con un’aggiunta: questa mossa potrà avere effetti benefici anche sulla questione stadio, perché è evidente che per certi primattori serva un teatro all’altezza. Unica carta, con le vittorie, che possa accelerare davvero la pratica.

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