La macchina del Comune
ha un buco nel motore

Chi ha fatto le scuole elementari (allora si chiamavano così) tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ricorderà la canzoncina della “Macchina del capo che ha un buco nella gomma”. Nel primo ventennio del nuovo millennio a Como si potrebbe parafrasare con la “Macchina del Comune (di Como) che ha un buco nel motore”. E con un guasto simile è dura farla andare. Però se non funziona questa macchina (termine immaginifico e abusato anche quando si parla di elezioni o di soccorsi), finisce che gira male anche la città.

Più che un mezzo meccanico quello che non sembra marciare come si deve a palazzo Cernezzi (in particolare ma non soltanto con l’amministrazione in carica) è l’apparato: funzionari e dirigenti che devono rendere operative le scelte assunte in sede decisionale dal sindaco e dagli assessori. Quanto siano importanti, spesso e volentieri e a tutti i livelli più che dell’agone politico, gli uffici, lo si può evincere anche dalla lettura, spesso amara ma anche spassosa, di un recente libro scritto da un anonimo ma esperto e scafato capo di gabinetto del governo con una lunga carriera in vari ministeri. Si intitola “Io sono il potere”. Insomma, la macchina pubblica, qualunque essa sia, va maneggiata con cura e competenza. Altrimenti si rischia di finirci sotto. Ed è quello che forse potrebbe o sta già accadendo alla giunta Landriscina.

La lunga premessa serve anche per incorniciare lo sfogo, in una recente seduta del consiglio comunale comasco, di Marco Galli. Costui, assessore allo Sport, all’Ambiente e ai Parchi, deleghe molto smart. Non arriva dalla politica ma è il classico prodotto della società civile che si è messo al servizio della città dopo aver accettato una candidatura nella lista civica voluta dal sindaco. Non sono molti, anzi, in questa giunta gli assessori provenienti dalla politica. E forse si può anche spiegare così la difficoltà nella gestione dell’apparato amministrativo. Galli, in riferimento alle tante cose incompiute nel settore sport (la piscina di Muggiò potrebbe anche rappresentare la proverbiale punta dell’iceberg) se l’è presa con alcuni colleghi, quelli che, al contrario di lui, possono “piantare dei chiodi” e non l’hanno fatto.

Ma se questo non è successo è anche perché esiste un cortocircuito mai sistemato nel rapporto tra esecutivo e apparato comunale. Perché non sembra esista un problema di risorse. Molti progetti, anche nell’ambito dello sport sono bell’ e che finanziati. Il lockdown e il blocco forzato di tutte le attività su campi e palestre sarebbe stata una splendida occasione per mettere mano agli interventi di manutenzione più che necessari in diverse strutture comunali. Invece non s’è fatto nulla. La macchina è rimasta ferma e chi, al contrario di Galli, avrebbe il potere di manovrare il martello e piantare i chiodi, non ha voluto o potuto farlo. Fra i due verbi si cela il problema della macchina che non funziona o va a strappi e del motore con il buco che lo rende immobile. La firma che manca, la pratica ferma, il parere che non arriva, il funzionario che non c’azzecca: queste, per farla semplice, le principali ragioni.

Certo, la macchina non è più quella di un tempo. La Como che portò a casa le ultime grandi scelte strategiche aveva un “tigre” nel motore di palazzo Cernezzi. Anzi tanti “tigri”: funzionari e dirigenti di grande valenza (i nomi meglio non farli perché si finirebbe per dimenticare qualcuno): persone, sia detto senza nulla togliere a chi c’è adesso, anche molto diverse tra loro che riuscivano però a trovare la sintesi con rapidità e efficienza e a operare in perfetta sinergia con i vari assessori che passavano. Poi ci si sono messe le riforme Bassanini ormai più che ventennali: avrebbero dovuto imprimere la svolta alla pubblica amministrazione senza riuscirci più di tanto. Anzi, hanno contribuito a provocare quel cortocircuito tra politica e apparati.

Da noi poi hanno un peso le vicende giudiziare che hanno investito palazzo Cernezzi negli ultimi anni: paratie ma non solo. Chiaro che rappresentano un freno alla macchina perché tutti si muovono, ed è comprensibile, con passi felpati.

Però una delle priorità di questa amministrazione comunale, che si è insediata ormai più di tre anni, era quella di riordinare e rimettere in moto a pieno regime la macchina comunale. E, con ogni evidenza, ancora non vi è riuscita. Magari il buco nel motore è stato ridotto, ma finché rimarrà sarà dura fare molta strada.

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