Clerici Tessuto è “Impresa storica”.«Nessuna cessione. Mia figlia e i manager in futuro al timone del gruppo»

Intervista ad Alessandro Tessuto, presidente di Clerici Tessuto: «Anno iniziato bene, da giugno la frenata»

Nell’anno in cui ricorre il centenario della fondazione, il gruppo Clerici Tessuto è stato ufficialmente inserito nel Registro delle Imprese Storiche Nazionale.

L’azienda può dunque fregiarsi del titolo di “Impresa Storica d’Italia”, lo speciale marchio appositamente realizzato da Unioncamere Nazionale per valorizzare le attività imprenditoriali secolari che hanno saputo trasmettere alle generazioni successive il proprio patrimonio di competenze e conoscenze, nonché i valori fondanti del “fare impresa”.

Cosa rappresenta questo riconoscimento?

«Siamo molto orgogliosi di questo grande risultato, in quanto l’azienda, fondata nel 1922 dai miei nonni, Rachele Clerici e Alessandro Tessuto, ha mantenuto in modo costante nel tempo la propria etica aziendale. Oggi, giunti alla quarta generazione in azienda con mia figlia Sara Tessuto, confermiamo questo impegno che continuerà sicuramente a protrarsi negli anni a venire» dichiara Alessandro Tessuto, presidente di Clerici Tessuto.

Aggiunge Sara Tessuto, responsabile Marketing e Comunicazione Clerici Tessuto: «Il riconoscimento mi rende particolarmente fiera, alla luce dell’impegno costante profuso in azienda dalle generazioni che mi hanno preceduto. Oggi il nostro sforzo si concentra soprattutto nell’ambito formativo e nel mantenimento di un perfetto equilibrio tra la salvaguardia delle più ricercate lavorazioni storiche ed artigianali, come il velluto a bacchetta o il tessuto chiné tradizionale, e le più avanzate innovazioni di prodotto e di processo. Requisito imprescindibile per ogni innovazione portata in azienda è oggi il contributo che questa può dare anche in un’ottica di sostenibilità».

Il titolo testimonia il dinamismo di un’eccellenza della nostra filiera tessile che guarda al futuro con fiducia avendo già adottato un sistema di governance moderna e funzionale.

«Quello che mi sta più a cuore è di poter assicurare non solo continuità all’azienda, ma soprattutto garantire il posto di lavoro agli oltre 350 dipendenti che conosco uno per uno, siamo una famiglia. Per questo qualche anno fa ho pensato che fosse arrivato il momento di un avvicendamento in un ruolo chiave come quello gestionale, ritagliandomi uno spazio nelle relazioni commerciali che ho sempre svolto con passione».

Esclude quindi, come aveva tentato di fare in passato, una fusione con un concorrente? O la vendita a un colosso del lusso?

«Lo escludo nel breve termine. La generazione già in azienda è supportata da un management che sta facendo un ottimo lavoro. Un domani, mi auguro, arriveranno i nipoti».

Come è cambiato il mercato da quando, a inizi anni Ottanta, ha iniziato la sua attività?

«Allora la Clerici Tessuto riforniva i dettaglianti che vendevano ai privati e alle sartorie. Mi sono accorto che c’era in atto un cambiamento strutturale del settore con l’arrivo del pret-à-porter, per cui mi sono dato da fare per conquistare la nuova clientela formata dagli stilisti italiani e internazionali”. Oggi la scena è ancora diversa, dominata da tre grandi colossi del lusso che rappresentano per noi il 70% del fatturato».

Da un mese gli operatori del settore parlano di un rallentamento degli ordini.

«Il 2023 è partito molto bene sull’onda positiva dell’ultimo trimestre 2022. Per timore dei vari rincari: bollette, materie prime, trasporti, i leader della confezione hanno riempito i magazzini di merce. Il trend positivo è continuato nell’anno in corso fino a maggio. Nei primi mesi dell’anno la Clerici Tessuto ha registrato un incremento delle vendite pari al +19% sull’esercizio precedente».

Poi cosa è successo?

«A inizio giugno la frenata, del tutto imprevista. Alcune stamperie e tintorie sono state costrette a fermare le macchine per due giorni. Probabilmente il rallentamento va interpretato come un rimbalzo negativo legato all’accelerazione eccessiva del primo trimestre».

Previsioni a breve?

«Da qualche giorno, dopo le sfilate, si percepisce una ripresa. Quel che è certo è che questo up and down non aiuta la programmazione industriale».

Clerici Tessuto è stata tra le prime ad affrontare il tema della sostenibilità: qual è il più problematico nodo da sciogliere?

«Gli scarti tessili, in ogni azienda del distretto c’è un’enorme quantità di materiale a magazzino: tessuti difettosi o invenduti di grandi firme che siamo costretti a tenere per 5 anni, prove colore o campioni jacquard che non possono essere riciclati e nemmeno inceneriti. Un valore patrimoniale che di fatto non esiste, o che è reale soltanto in minima parte».

Sullo slancio delle normative europee, che strategie si devono mettere in atto per ridurre questa massa di rifiuti?

«Limitare al massimo gli errori, innalzando il livello qualitativo lungo tutto l’iter di produzione, compresi i fornitori esterni».

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