Garantisce Cesc: «Andrà tutto bene»

Calcio B La prima conferenza stampa di Fabregas da allenatore del Como e alla vigilia della sfida con la Feralpisalò: «Sono contento dei giocatori che ho a disposizione, anche se non è una squadra costruita da me e per il mio gioco»

25:51

È passato poco più di un anno da quando Cesc Fabregas fu presentato al suo arrivo a Como. Non una parola fu pronunciata in italiano, quel giorno. Ieri ha parlato per mezz’ora nella nostra lingua, non sbagliando praticamente nulla. E se vogliamo è stata questa la vera sorpresa della sua prima conferenza stampa da allenatore del Como.

Un dialogo che lo spagnolo ha voluto aprire ringraziando Longo, «per aver preso la squadra l’anno scorso in una situazione molto difficile e averla salvata», glissando invece un po’ di più sulla stranezza di aver preso il suo posto in un momento in cui il Como stava andando bene, «quando si fa questo mestiere si sa che questo può capitare, e potrà capitare anche a me».

Convenevoli a parte, di quella che sarà la sua idea di gioco nei dettagli Fabregas parla ancora poco: «sabato alle 14 stadio Sinigaglia», dice. E domani cominceremo a capire, anche se mister Cesc precisa che «per ora non cambieremo tanto, il tempo è poco, cominciamo con qualche principio, qualche idea. Da salvare rispetto a quello che è stato fatto fino a qui c’è il fatto che sia una squadra che si difende bene, dobbiamo cercare di stare un po’ più in avanti con la palla. Piano piano questa squadra imparerà, è un gruppo forte, con tanto cuore. Quello che si chiederà loro è di vincere tante partite giocando bene».

E giocare bene per Fabregas «è tutto, è qualità, forza fisica, talento. Ed è perseguire un’idea di gioco con un messaggio chiaro: lavorare con costanza e fiducia, sentirsi forti e credere in se’ stessi e nel fatto che un’opportunità possa sempre arrivare se ci si impegna».

Il fatto che la sua filosofia di gioco più aggressiva possa essere poco adatta al calcio italiano e alla serie B non lo vede d’accordo, «il calcio è calcio dappertutto. Poi ognuno lo vede a modo suo, ma l’importante è avere qualità, lavorare molto e credere in quello che si fa. Simeone e Guardiola sono due allenatori molto diversi, che fanno calcio in maniera diversa, ma sono vincenti allo stesso modo. Si dice che per la serie B certe idee non sono adatte, però ho visto il Catanzaro neopromosso dalla C fare il gioco migliore. Conta come si fanno le cose, e io credo nel lavoro e nelle emozioni. Voglio che i tifosi a fine partita escano dallo stadio emozionati, e che chi viene a giocare contro di noi sia intimorito».

Oggi, però, dovendo scegliere tra sei punti sicuri nelle prossime due gare, ottenuti in qualsiasi modo, o tre ma giocando benissimo la risposta lo mette un po’ in imbarazzo. «Dipende, per il bene della squadra preferirei tre punti giocando bene, perché se si intraprende una strada bisogna avere poi la forza di seguirla, e solo così il futuro andrà bene».

E l’incognita è proprio questa, far convivere gioco e risultati. «Ma io sono molto fiducioso, io sono sempre fiducioso e ottimista. Sono contento dei giocatori che ho a disposizione, anche se non è una squadra costruita da me e per il mio gioco. Ma sono ottimi giocatori. Gli attaccanti più forti del mondo in questo momento per me sono i miei, Cutrone, Cerri, Gabrielloni e Mustapha. Il resto non mi interessa».

Viene da sorridere con uno come lui, ma qualche emozione giocare con la Feralpisalò gliela darà? «Essere un allenatore è una sensazione completamente diversa dall’essere giocatore. Le emozioni ci sono, perché un allenatore è solo, è uno che deve esserci per tutti. Abbiamo preparato molto bene questa partita. Io mi fido, tutto andrà bene».

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