Insubria, nessun reato a carico del rettore. Ma il giudice denuncia: «Lì dentro un clima di veleni»

Guerra all’Ateneo Archiviate le accuse contro il rettore. Nell’atto però emerge un’università spaccata e litigiosa. Dito puntato contro il Dipartimento di scienze umane

Il prorettore dell’Università dell’Insubria Stefano Serra Capizzano non ha subito alcun reato. Contro di lui non ci fu diffamazione né, tantomeno, ci furono atti persecutori. Lo ha stabilito il giudice delle indagini preliminari di Varese Anna Giorgetti, nell’atto con il quale ha archiviato l’inchiesta aperta a carico del rettore dell’Università Angelo Tagliabue e di altri professori del Dipartimento di scienze umane di Como. Ma in quello stesso documento, che di fatto spazza via ogni possibile ombra penale nel comportamento tenuto da numero uno dell’Ateneo nei confronti del suo vice, il giudice è costretta a soffermarsi sul clima che da ormai da alcuni anni si respira tra i professori del Dipartimento di scienze umane. Un clima definito dallo stesso magistrato di forte scontro e di certo lontanissimo dall’idea che si ha dell’ambiente accademico e dell’università, quale luogo dove ci si attendono confronti elevati e dove dovrebbe essere coltivata esclusivamente la «più alta formazione».

I motivi dello scontro tra docenti

Ricapitoliamo. Per evitare di dare per scontati passaggi cruciali per comprendere una vicenda complicata, anziché no. Le tensioni tra il rettore e il suo vice iniziano nell’estate 2020, quando Serra Capizzano sostituisce Tagliabue per qualche mese alla guida dell’Insubria, causa problemi di salute del numero uno. Quei mesi creano una frattura insanabile tra due docenti che, fino a quel momento, erano alleati e allineati.

Il prorettore l’anno successivo finisce davanti al consiglio di disciplina. A mandarcelo proprio il rettore. Nel contempo all’interno del Disuit, il Dipartimento di scienze umane e innovazione del territorio che ha sede a Como (e di cui Serra Capizzano faceva parte) si scaldano gli animi. Si innesta uno scontro sempre più acceso, legato soprattutto ai posti per ricercatori. Iniziano a partire lettere anonime. E le fiamme gialle si mettono pure a indagare su almeno tre concorsi - proprio per un posto da ricercatore - quantomeno chiacchierati. Nel 2021 il numero due dell’università denuncia il rettore e almeno un paio di professori del Disuit accusandoli di diffamazione e stalking.

Ambiente in grave difficoltà

L’atto di archiviazione del giudice delle indagini preliminari di Varese ripercorre tutte le fasi dello scontro. E se da un lato archivia tutte le ipotesi di reato sottolineando come i comportamenti denunciati non siano in alcun modo penalmente rilevanti, dall’altro non lesina sottolineature critiche sulla situazione interna all’università dell’Insubria e al Disuit in particolare.

Annotazioni critiche, sia chiaro, non fini a se stesse ma necessarie per poter argomentare il provvedimento di archiviazione. Ed allora ecco emergere una situazione di «forte conflittualità» tra i docenti del Dipartimento di scienze umane, con accuse di diffamazione da entrambe le parti e addirittura di intimidazione, ecco emergere un vero e proprio «clima di veleni», ecco emergere un «ambiente accademico in grave difficoltà». Nessun reato. Ma sul fatto che dentro l’Insubria ci siano problemi di rapporti e relazioni, anche molto seri, ora c’è pure l’ufficialità di un documento del Tribunale.

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