L’avvocato Re nel Collegio di garanzia del Coni

Personaggio «È il massimo cui avrei potuto aspirare», sottolinea ripensando all’evoluzione d’una carriera in ambito sportivo nel ciclismo

Un’occasione di affermazione professionale: essere inserito tra i trenta nuovi componenti del Collegio di garanzia del Coni significa essere arrivato ai massimi livelli di quella che è la giustizia sportiva nazionale.

Michele Re, avvocato con studio a Erba, la notizia del suo inserimento l’ha ricevuta direttamente da un messaggio vocale del presidente Giovanni Malagò. Lui, che al bando aveva partecipato oltre tre anni or sono - vale a dire nel gennaio 2021 - della possibilità di essere inserito tra i trenta nominativi oggetto di rinnovo forse se l’era perfino dimenticato.

«In effetti non ci pensavo più; essendo passato così tanto tempo, avevo accantonato il pensiero», racconta con l’emozione di chi sa di essere arrivato dove probabilmente mai avrebbe pensato di giungere.

«È il massimo cui avrei potuto aspirare», sottolinea ripensando all’evoluzione d’una carriera in ambito sportivo che, iniziata quasi per caso, lo porterà a breve a sedere dall’altra parte della barricata e a vestire non più i panni del difensore, bensì quelli del giudice.

Il Collegio di garanzia è suddiviso in cinque differenti sezioni che si occupano di questioni tecnico-sportive, questioni disciplinari calcistiche, questioni amministrative, questioni patrimoniali e disciplinari esterne al mondo del calcio, cui si aggiunge una sezione consultiva. Formalizzata la nomina, Re attende ora di conoscere quale sarà il suo compito in quel di Roma.

Nel mentre, non può che ripensare ai passi che, da avvocato prettamente civilista com’era un tempo, l’hanno portato a legarsi a un universo, quello sportivo, di cui è diventato cammin facendo estremo conoscitore e apprezzato esperto.

«Tutto ebbe inizio quando il padre di Totò Commesso (ex ciclista professionista di Pusiano; alle spalle, due vittorie al Tour de France e due campionati italiani) mi chiese di seguire il figlio. La sua fu una scelta casuale, frutto di una conoscenza precedente», ricorda Re. Da quel punto in poi, le strade dell’avvocato erbese e dello sport, ciclismo in particolare, si sono intrecciate a filo doppio, con la successiva conoscenza di Ernesto Colnago e l’ottenimento della procura dell’ucraino Jaroslav Popovyc, l’attività professionale sempre più costante nell’ambiente del pedale e un ruolo di supporto accanto a corridori, staff e società.

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