Stringere i denti letteralmente non è affatto una buona idea: ecco perché

Il disturbo Il “bruxismo”, problematica piuttosto diffusa nella popolazione. Ne esistono di due tipi, del sonno e della veglia: entrambi molto pericolosi

Il bruxismo è una problematica piuttosto diffusa nella popolazione. La prevalenza stimata oscilla tra l’8% ed oltre il 30%, a seconda della metodica di valutazione usata. In alcuni studi scientifici risulta anche molto più elevata. Ne esistono due tipi: il bruxismo “del sonno” ed il bruxismo “della veglia”.

«Oggi appare fondamentale – spiega la professoressa Simona Tecco, professore associato in Malattie Odontostomatologiche all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – fare una distinzione tra queste due condizioni».

Il bruxismo del sonno o notturno è un’attività muscolare masticatoria che avviene mentre la persona dorme ed è caratterizzata da movimento ritmico (fasico: la persona batte i denti in modo ritmico) o non ritmico (tonico: la persona stringe i denti, senza batterli in modo ritmico) della mandibola.

Un contatto ripetitivo

Il bruxismo della veglia o diurno è un’attività dei muscoli masticatori che avviene mentre la persona è sveglia ed è caratterizzato dal contatto dei denti ripetitivo o prolungato o dal serramento o dalla spinta mandibolare.

«Il bruxismo – prosegue la professoressa - viene considerato patologico quando una persona ne sperimenta le possibili conseguenze negative, quali l’usura dei denti e la comparsa di sintomatologia dolorosa, nelle zone delle articolazioni temporomandibolari e dei principali muscoli masticatori, oppure cefalea muscolo-tensiva». La diagnosi di bruxismo si basa su un approccio strumentale e/o clinico. Gli approcci clinici includono l’autovalutazione da parte del paziente, che è consapevole o sospetta di essere bruxista, e dunque lo riporta al clinico. Gli approcci clinici prevedono prevalentemente: l’uso di questionari diagnostici specifici somministrati al paziente dall’odontoiatra, e l’esame clinico - sia per il bruxismo notturno che per quello diurno - che consiste in una visita accurata del cavo orale, per la valutazione di usura dentale o di segni del bruxismo sulla mucosa orale e nella palpazione dei principali muscoli masticatori e delle articolazioni temporomandibolari per verificarne la dolenzia. Gli approcci diagnostici strumentali attualmente disponibili, sia per il bruxismo del sonno che della veglia, utilizzano registrazioni elettromiografiche dei muscoli masticatori, spesso associate ad altre rilevazioni nella polisonnografia (ad esempio, registrazioni audio e/o video), e, per quanto riguarda il bruxismo diurno, la rilevazione mediante un’app specifica (Bruxapp®) che consente la registrazione di questi episodi parafunzionali .

Patologie concomitanti

«Rilevanti ai fini diagnostici – precisa la professoressa Tecco - sono considerate anche alcune patologie concomitanti che la letteratura ha recentemente evidenziato come associate alla presenza di bruxismo. Studi scientifici piuttosto recenti, pubblicati a partire dal 2018, infatti, hanno iniziato ad ipotizzare, ad esempio, una possibile associazione tra bruxismo e disturbo da reflusso gastro-esofageo (Gerd)». Il bruxismo, come causa di usura meccanica intrinseca della superficie dei denti, dovuta ad abrasione ed attrito, e il disturbo da reflusso gastro-esofageo Gerd, come causa di usura chimica intrinseca, dovuta ad erosione dello smalto dei denti, potrebbero agire, come sottolinea la professoressa, in sinergia sotto il profilo dell’usura dentale.

«L’usura dentale – prosegue la professoressa - è una condizione clinica che può avere un’eziologia multifattoriale; l’usura porta ad un irreversibile perdita dei tessuti duri del dente, vale a dire smalto, dentina e cemento. Essa può essere di origine meccanica, dovuta appunto al bruxismo, o chimica, come nel caso del Gerd. Pertanto, bruxismo e Gerd sono due fattori causali dell’usura dentale stessa. Infatti, i singoli meccanismi di usura dentale raramente agiscono da soli, ma più probabilmente interagiscono tra loro».

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