Como, 25 Aprile senza tensioni: assente tutto il centrodestra. Dal pubblico un giovane contesta Rapinese

Liberazione In piazza Cavour oltre 500 persone, discorsi di autorità e Anpi. Il discorso del sindaco ha preso il via da Giacomo Matteotti

Polemiche e tensioni? Zero. La celebrazione del 25 Aprile, ieri mattina, si è caratterizzata per i toni istituzionali di tutti i discorsi delle autorità, pur con accenti diversi, e per gli applausi dei cittadini. Buona la partecipazione, erano oltre 500 le persone in piazza Cavour (location insolita, ma l’area del monumento alla Resistenza è inaccessibile per il rifacimento dei giardini a lago), con le bandiere di Pd, Anpi, Cgil, Acli, 5Stelle e Italia Viva. Presenti numerosi esponenti di partiti e associazioni della galassia di sinistra (spiccava l’immancabile Donato Supino con bandiera del Pci e immagine di Ocalan), gli ex sindaci Mario Lucini e Sergio Simone, la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga con fazzoletto dell’Anpi al collo. Mentre ha marcato visita tutto il centrodestra. Come da tradizione, il primo a prendere la parola è stato il sindaco. Sul palco, con Alessandro Rapinese, c’erano le massime autorità civili e militari (a partire dal prefetto Andrea Polichetti, il questore Marco Calì, i comandanti delle forze di polizia, il presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca), l’Inno di Mameli è stato suonato dal Corpo musicale albatese che ha poi eseguito in chiusura “Bella Ciao”, ricomparsa in scaletta dopo le polemiche per la cancellazione decisa dal Comune l’anno scorso.

Le parole di Rapinese

Rapinese è partito citando Giacomo Matteotti: il modo migliore di ricordarlo, a pochi giorni dal centenario della sua uccisione, «è rinnovare la gratitudine alla Resistenza e la totale condanna del fascismo». Poi il sindaco ha insistito su un concetto: «Se è vero che la nostra Costituzione garantisce libertà e diritti, è altrettanto vero che richiede l’adempimento di doveri inderogabili, l’articolo 54 recita “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”. Ed è un punto non fraintendibile - ha scandito il sindaco - A qualunque legge approvata da qualunque maggioranza politica non è concesso rifiutare obbedienza. A prescindere dalle personali convinzioni del cittadino». Rapinese ha sottolineato la necessità di «rispettare la Costituzione non considerandola solo una fabbrica di diritti ma anche una dispensatrice di doveri ai quali, semplicemente, non possiamo e non dobbiamo sottrarci». «Combattere quotidianamente per i diritti di tutti - ha concluso - e adempiere responsabilmente ai nostri doveri».

A seguire gli interventi di Bongiasca e del vicepresidente nazionale dell’Anpi Carlo Ghezzi. A quest’ultimo gli applausi più convinti, su tre passaggi: «C’è chi vuole riscrivere la storia descrivendo un’enorme massa di cittadini indifferenti, con pochi fascisti e pochi antifascisti, ma si dimentica che i partigiani furono 270mila».

E poi: «Tutti i morti vanno rispettati ma non si potrà mai equiparare chi si è battuto per far prevalere il nazismo e chi invece combatteva per la libertà». Quindi la citazione della frase di Sandro Pertini: «Svuotare gli arsenali, riempire i granai», valida anche oggi per evitare che certi «errori e orrori» si ripetano.

Il prefetto ha definito il 25 Aprile la «festa dei valori democratici della Repubblica, i valori che ci ha consegnato la Resistenza». E ha passato la parola a una docente di recitazione del Teatro Sociale, Cristina Quadrio, che ha letto due poesie di Gianni Rodari, “La madre del partigiano” e “Viva la libertà”.

Il fuori programma

Dopo meno di un’ora, la celebrazione si è conclusa (in precedenza era stata celebrata la messa a suffragio al cimitero Monumentale ed erano state deposte corone al Sacrario militare), tra sorrisi e strette di mano. L’unico fuori programma, se proprio lo si vuol cercare, è stata la risposta polemica di un ragazzo alla reiterata sottolineatura di Rapinese sulla necessità del rispetto rigoroso di tutte le leggi: «Se la legge è antidemocratica - ha gridato - è giusto disobbedire ed è quello che hanno fatto gli antifascisti». Nessuna reazione.

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