Allarme bomba a Chiasso: stazione evacuata per tre ore

Oltre confine Una telefonata giunta poco prima di mezzanotte ha segnalato la presenza di un ordigno nella stazione ferroviaria, ma per fortuna si trattava di un falso allarme

Allarme bomba nella notte alla stazione ferroviaria di Chiasso. Una telefonata con una voce da uomo, giunta poco prima delle 24, nella notte tra mercoledì 24 e giovedì 25 aprile, ha segnalato la presenza di un ordigno dinamitardo che a breve sarebbe esploso, bomba collocata in precedenza in un punto non rivelato. «Ho piazzato una bomba – avrebbe detto, parola più parola meno, la voce rimasta anonima – Esploderà alle 3 della notte».

La telefonata in questione è stata ricevuta dalla Polizia di frontiera di Ponte Chiasso che ha subito lanciato l’allarme, contattando anche le forze di polizia elvetiche. La stazione dei treni di Chiasso è stata evacuata e anche gli uffici del Centro di Cooperazione di Polizia doganale (il Ccpd) sono stati liberati del personale in attesa dell’arrivo degli artificieri della guardia di finanza.

Lo scenario di grande emergenza è stato comunicato anche alle altre forze di polizia del territorio italiano, polizia, carabinieri e guardia di finanza mentre la polizia cantonale si è occupata di gestire l’allarme bomba all’interno e nei pressi della stazione allontanando tutti i presenti. Lo scenario critico è rimasto tale per diverse ore, fino alle 3 della mattina, quando si è definitivamente appurato che si era trattato solo di un falso allarme. Le attività della stazione ferroviaria di Chiasso hanno quindi potuto riprendere nella loro interezza. I treni hanno ripreso la loro circolazione quando ormai erano le 3.15 della notte tra mercoledì e giovedì.

Non filtrano molti dettagli sull’accaduto da parte delle autorità elvetiche che si limitano a confermare un intervento in stazione senza chiarirne il motivo che è comunque riconducibile, come detto, alla segnalazione di una bomba e alla necessità di sgomberare la stazione per evitare problematiche, allarme che è poi rientrato più di tre ore dopo.

Le indagini sono ora in corso – anche sul fronte italiano e non solo elvetico – per cercare di risalire all’apparecchio da cui è partita la telefonata che segnalava la presenza della bomba in stazione: la voce anonima avrebbe anche indicato il proprio nome e cognome, che tuttavia non sarebbero attribuibili ad alcuna persona nota.

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