I familiari del comasco morto in Moldavia: «Ma quale incidente, è stato ucciso»

Il caso La moglie contesta la ricostruzione delle autorità locali. L’avvocato: «Inaccettabile la versione dell’incidente: vogliamo la verità»

«Non è accettabile la versione che viene portata avanti in Moldavia. Confidiamo nelle indagini italiane, vogliamo sapere chi ha ucciso Franco Bernardo, per quale motivazione e cosa è realmente accaduto in quella casa».

L’avvocato Antonio Lamarucciola è intervenuto ieri dopo la notizia dell’apertura del processo – in Moldavia appunto – per il decesso dell’uomo di 62 anni di Como avvenuta a Soroca, piccola città a pochi metri dal confine con l’Ucraina.

Secondo i magistrati moldavi, il nostro concittadino sarebbe rimasto vittima di una sorta di omicidio colposo, chiamato «omicidio per negligenza», mentre si trovava nella casa della propria compagna che è anche l’unica indagata, pur non essendo l’unica con Franco quella sera.

Per le autorità moldave sarebbe un «omicidio per negligenza»

Secondo la ricostruzione fatta dai giudici del paese dell’Est, la morte sarebbe avvenuta in seguito ad un violento strattonamento effettuato dopo che il comasco era stato male in seguito al troppo alcol bevuto. La donna, 56 anni, sarebbe stata imprudente nel proprio comportamento – quello appunto di strattonarlo per farlo rinvenire – muovendosi però con l’intenzione di salvare la vita al proprio compagno. Da qui l’accusa e il processo che si è già aperto in questi giorni.

La famiglia di Franco Bernardo, in tutti questi mesi – il decesso avvenne nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno – non ha mai voluto intervenire, affidandosi alle indagini. Ma dopo la notizia dell’udienza aperta e di quella che sarebbe l’imputazione messa nero su bianco contro Svetlana Botas, ha deciso di affidare al proprio avvocato poche ma decise parole. «I miei assistiti non ritengono che la versione arrivata dalla Moldavia possa essere ritenuta accettabile – dice il legale – Confidiamo nelle indagini che sono ancora aperte anche in procura a Roma. La famiglia sarà seguita, nel processo in Moldavia, da un avvocato del posto cui abbiamo già affidato l’incarico. Nella prossima udienza saranno presenti anche la moglie di Franco Bernardo e il fratello che si costituiranno parti lese. Quello che diciamo noi, non accettando questa versione, è basato sulle risultanze dell’autopsia effettuata in Italia al Sant’Anna e che parla apertamente di strangolamento. Vogliamo che venga fatta chiarezza su quello che è avvenuto in quella casa a Soroca, vogliamo sapere chi ha ucciso Franco e vogliamo anche sapere i motivi».

L’ultima telefonata al figlio poco prima di morire

Il processo che si è aperto in Moldavia ha – come detto – una sola sospettata, ovvero la compagna. Franco Bernardo e la donna si erano conosciuti lavorando in un hotel di Como. Poi erano andati a vivere insieme. La famiglia comasca non sapeva che il sessantaduenne in quelle ore era a Soroca. L’ultima telefonata l’aveva fatta al figlio solo poco prima di morire. Secondo la versione data dalla compagna, il comasco – che aveva abusato di alcol – aveva accusato in malore cadendo a terra, ed i segni che aveva sul corpo (compresi quello al collo che per il medico legale del Sant’Anna era da «asfissia meccanica») erano stati la conseguenza del tentativo di rianimarlo.

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