Como, per il sociologo ed economista Magatti una «città immobile. Non vivremo di turismo»

Il punto di vista «Il pensiero dei “visionari”? Una costante». «Abbiamo bisogno di alleanze. Da soli non cresciamo»

Secondo Mauro Magatti «Como è immobile».

A detta del sociologo ed economista comasco, professore alla Cattolica, il problema è che la nostra città è da molto tempo inerme, manca di una visione. Como ha grandi potenzialità che però non è capace di sfruttare e così si accontenta di vivere di un turismo che non garantirà alla città un futuro, ma anzi farà sentire i suoi effetti negativi.

«I temi suggeriti dai “visionari” non sono una novità, ma una costante – commenta il professore – una costante con cui Como si confronta da molti anni. Io credo che Como sia una città che fa fatica a guardare avanti. Un po’ perché ha sempre subito la vicinanza con Milano. Chiaramente siamo autonomi e distinti, ma gravitiamo nel sistema solare milanese e non possiamo non tenerne conto. Dall’altra parte invece c’è la Svizzera con i tanti frontalieri. Per noi, nel mezzo, è più complicato capire chi vogliamo essere. Dopo la fase della seta, che pure lascia ancora qualche traccia, le imprese tessili ora non sono più sufficienti per garantirci un futuro. È così da tempo, lo sappiamo bene, ma non ci muoviamo».

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Colleghi maltrattati

Ma il futuro per Magatti non può essere il turismo. «Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione del turismo – spiega ancora il sociologo - Da cittadino comasco però rimango spesso imbarazzato. Como ha una notorietà straordinaria per tanti fattori combinati, il primo è la bellezza dei luoghi che è fuori discussione. La città però si presenta male. A parte l’indecorosa eterna vicenda del lungolago, i cui lavori sono in corso da tempo immemore tanto che quasi non ci si può credere. Ma anche nell’ordinario le pecche sono tante. Non tanto, o almeno non solo, da parte della pubblica amministrazione. Mi riferisco piuttosto ai troppi operatori turistici che incassano molto e investono poco e offrono ai passanti esperienze e servizi di scarsissima qualità. Non certo tutti, sia chiaro. Mi è capitato però di invitare dei colleghi in centro per un aperitivo e di dovermi scusare per come siamo stati trattati. E comunque di turismo non si vive. Può essere una componente, ma le città che si votano al turismo finiscono per morire. Il turismo ha una tendenza alla rendita, sfrutta un luogo, ma non lascia in cambio benefici. Qui già anzi mostra tanti effetti nocivi».

Le case in centro sottratte agli abitanti, la politica dei prezzi al rialzo, un centro sempre più anonimo e commerciale.

«Ci resta qualche impresa nei dintorni che ha ancora un perché – dice ancora Magatti – ma dobbiamo cercare di immaginarci in maniera diversa. Sfruttando e non subendo l’equidistanza tra Milano e la Svizzera. Potremmo essere un luogo dove vivere e lavorare ad alto livello, in una cornice magnifica. Ma ci servono investimenti, ad esempio trasporti meno tremendi rispetto alle attuali Ferrovie Nord, con corse saltate o in ritardo ogni giorno, per non parlare dei passaggi a livello che non si alzano mai e bloccano la città. Siamo ancora benestanti, ma sempre più anziani. Servirebbe un concorso di fattori che non intravedo, tra l’attuale amministrazione che fa poco o nulla e i tanti attori che hanno una deludente capacità di immaginare valore».

Accontentarsi? Un peccato

Como dunque ha bisogno di menti illuminate, di idee, di prospettive. «Sì, il problema è proprio il pensiero – conclude Magatti – senza pensiero non ci muoviamo. Abbiamo bisogno in particolare anche di alleanze, da soli non cresciamo. Altrimenti noi cittadini finiremo per accontentarci ed è un peccato. Un peccato perché potremmo godere di una qualità di vita molto più alta - detto, sia chiaro, che non siamo peggiori rispetto a molte altre città. Però oggi Como purtroppo a mio parere è veramente immobile».

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