Accordo fiscale e bonus non fanno paura: continua la fuga degli infermieri in Ticino

Frontalieri Nonostante la riduzione degli stipendi resta alto il numero di candidature - Chi ha iniziato a lavorare in Svizzera dopo il 18 luglio guadagna oggi circa 3.300 franchi

Non c’è accordo fiscale o bonus di confine che tenga.

La corsa verso il Ticino degli infermieri comaschi e varesini e in generale degli infermieri italiani prosegue inesorabile, facendo così scattare un nuovo campanello d’allarme per la tenuta di molte strutture sanitarie presenti su questo lato del confine. In attesa di conoscere il dato dei permessi “G” attivi nel quarto trimestre del 2023, che sarà ufficializzato martedì dall’Ufficio di Statistica di Berna, è una delle storiche istituzioni sanitarie ticinesi, l’Ente ospedaliero cantonale (con sede a Bellinzona) a far sapere che «gli infermieri italiani continuano ad essere molto interessati al Ticino».

A “La Provincia”, Giovanna Pezzoli - vice-capo dell’Area infermieristica dell’Eoc - ha confermato quanto rimarcato qualche giorno fa al portale ticinese Ticinonews.ch. «Con regolarità riceviamo candidature in arrivo dall’Italia, nonostante la piena operatività del nuovo accordo fiscale. Si tratta di candidature spontanee, ma anche di candidature che arrivano in concomitanza con l’apertura di bandi esterni».

La citazione del nuovo accordo fiscale, in vigore dal 18 luglio scorso e dal punto di vista fiscale e tributario operativo dal 1° gennaio (dopo cinque mesi e mezzo di “rodaggio”), non è affatto causale, perché per i “nuovi” frontalieri - ovvero i permessi “G” attivi dal 18 luglio in poi - il posto di lavoro oltreconfine è economicamente meno vantaggioso rispetto al passato a fronte della doppia tassazione. Comunque lo stipendio resta superiore rispetto a quello percepito per un’analoga occupazione in una struttura sanitaria ubicata su questo lato del confine.

Un’importante conferma l’aveva data Matteo Mandressi - responsabile Frontalieri della Cgil di Como -, attraverso un confronto tra vecchie e nuove remunerazioni a fronte del debutto del nuovo accordo fiscale. Una di queste casistiche riguardava proprio un infermiere con un impiego all’Ente ospedaliero cantonale, che a fronte di uno stipendio lordo annuo di 66.300 franchi, iniziando a lavorare in Ticino dal 18 luglio ha visto lo stipendio mensile passare da 3.641 franchi netti a 3.136 franchi.

Con il franco forte di questi mesi, comunque si tratta di 3.303 euro (al cambio di venerdì), dunque ben al di sopra dello stipendio italiano. In attesa di conoscere il dato di martedì, relativo al quarto trimestre 2023, i permessi “G” nella sanità ticinese sono passati da 4.928 (dato censito al 30 settembre 2022) a 5.465 a fronte dell’ultima rilevazione del 30 settembre scorso.

L’altra partita riguarda il bonus di confine, contenuto nell’ultima legge di Bilancio e che le Regioni di confine cominceranno ad applicare a partire dal 2025, anche se il Piemonte ha già fatto sapere che non applicherà, salvo obblighi contingenti, il nuovo balzello. L’obiettivo del bonus è irrobustire gli stipendi di medici e infermieri delle zone di confine proprio per arginare la fuga in Ticino.

«Al momento questo fenomeno non ha riscontri oggettivi», ha aggiunto Giovanna Pezzoli, che ha anche rimarcato come «all’interno dei nostri servizi, alcuni hanno una maggior presenza di personale italiano. Questo perché in taluni ambiti specialistici in Ticino non si è riuscito a formare personale in numero sufficiente a soddisfare le richieste».

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