Visite ed esami con i minuti contati: i sanitari minacciano uno sciopero

La protesta Medici, infermieri e tecnici Uil proclamano lo stato d’agitazione contro la Regione - Monteduro: «Così si lavora come automi». Magnone: «Subito il centro unico di prenotazione»

Medici, infermieri e tecnici vicini allo sciopero, per i sindacati è inaccettabile il recupero delle liste d’attesa varato dalla Regione con i tempi contingentati per esami e visite.

«Richieste preoccupanti»

La Uil ha già proclamato lo stato di agitazione, le sigle che rappresentano i medici parlano di «richieste preoccupanti», nel mondo della sanità locale anche diversi attori e ordini hanno sollevato dubbi e perplessità. L’argomento è l’ultimo piano approntato dalla giunta regionale per snellire le eterne liste d’attesa, dove si chiede in sostanza agli ospedali pubblici e privati l’ennesimo sforzo aggiuntivo per recuperare il terreno perduto. Nel Comasco per esempio all’Asst Lariana sono state assegnate 122.200 prestazioni in più da erogare entro fine anno, per la precisione 65.100 esami diagnostici e 57.100 prime visite. Il tutto con dei tetti ai tempi d’esecuzione messi nero su bianco, per esempio massimo venti minuti per fare una Tac e altrettanti per una visita cardiologica o ginecologica, un quarto d’ora per un ecocolordoppler, solo dieci per un elettrocardiogramma.

«Già oggi eseguire una risonanza in mezz’ora è difficile – ragiona Salvatore Monteduro, segretario confederale della Uil lombarda – Immaginate un paziente anziano che deve spogliarsi e rivestirsi. Queste tempistiche sono fuori da ogni buon senso, non sono un’indicazione di massima, ma determinano la quota di prestazioni aggiuntive dettate alle varie ex aziende ospedaliere. All’Asst Lariana sono stati assegnati addirittura 122.200 esami e visite in più entro dicembre, con aprile già passato significa lavorare come automi, senza curare il rapporto umano con il paziente». Lo stato di agitazione degli specialisti coinvolge anche i tecnici di laboratorio e dei reparti per la diagnostica.

Per i dirigenti medici e gli internisti hanno preso posizione Anaao Assomed e Cimo. «Siamo fortemente preoccupati dalla richiesta di incremento di prestazioni e dalla rigida misurazione della durata delle prestazioni. Tutto ciò nonostante la carenza di personale medico, la forte necessità di riorganizzare la rete ospedaliera, la difficoltà delle aziende e degli enti pubblici di assicurare un clima di lavoro che protegga i medici e i dirigenti sanitari dall’affaticamento e dalla pressione cui sono sottoposti da troppi anni». La richiesta è di mettere mano davvero alle modifiche necessarie a rendere sostenibile il sistema, puntando soprattutto alla valorizzazione dei professionisti senza avere come unico scopo la contabilità delle prestazioni.

Pochi e sotto pressione

«Anche questa volta non siamo stati consultati – commenta Stefano Magnone, segretario lombardo di Anaao – Pochi e già sotto pressione, siamo però chiamati a fare ancora sforzi. Alla Regione chiediamo piuttosto di velocizzare il processo per costruire un centro unico di prenotazione così da gestire meglio tutte le agende degli ospedali pubblici e privati. E di sanzionare i troppi pazienti che prenotano e non si presentano agli appuntamenti, circa il 20% delle visite e degli esami va a vuoto ed è inaccettabile».

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