Il mistero del morto in Moldavia: la famiglia fa fermare il processo

Il caso Accolta una istanza dei parenti del comasco Franco Bernardo. Chiedono che si indaghino piste alternative. Il decesso lo scorso giugno

Passo importante nella vicenda giudiziaria nata dalla morte di Franco Bernardo, comasco di 62 anni che era stato trovato senza vita nella casa della compagna a Soroca, in Moldavia.

Il Tribunale che sta processando proprio la compagna, Svetlana Botas, 56 anni, ha accolto l’istanza di sospensione del processo che era stata presentata dall’avvocato moldavo incaricato dalla famiglia della vittima. I parenti, infatti, si erano opposti in modo fermo alle indagini condotte dalla procura dello stato dell’Est Europa, sostenendo che non fossero stati approfonditi tutti i punti della vicenda, dando credito solo alla versione della signora che era finita sì a processo ma per l’accusa di «omicidio per negligenza», dunque non volontario.

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L’esito dell’autopsia

Una ricostruzione che tuttavia, per la famiglia di Franco Bernardo, non combaciava con le risultanze dell’autopsia eseguita in Italia al Sant’Anna dall’anatomopatologo Giovanni Scola, che aveva invece rilevato un decesso da «asfissia meccanica», lasciando intendere una morte sopraggiunta per una forte pressione al collo. Insomma, l’avvocato Eduard Digore, che sta seguendo il caso per conto della famiglia seguita in Italia dal collega Antonio Lamarucciola, aveva presentato nei giorni scorsi una istanza alla Procura generale della Moldavia per chiedere la sospensione del processo, esposto depositato anche di fronte al Tribunale di Soroca e pure all’ambasciata italiana per informarla di quanto sta avvenendo. In pratica, il legale aveva chiesto di fermarsi, in quanto non sarebbero state approfondire altre piste investigative, non sarebbero stati analizzati gli indumenti della vittima sporchi di sangue, e nemmeno sarebbero state compiute altre indagini, sostanzialmente accettando il racconto fatto dall’indagata e dai suoi parenti. Ed ora, notizia di queste ore, l’istanza è stata accolta e il processo fermato.

L’altra ricostruzione

Cosa accadrà adesso? Le ipotesi sono due: potrebbe venir cambiato il pm titolare del fascicolo, dopo questa sorta di “ricusazione”, oppure le indagini potrebbero finire direttamente sul tavolo della Procura generale. Una decisione in tal senso non sarebbe ancora stata presa. La famiglia del comasco morto in Moldavia, in estrema sintesi, chiede non solo un’altra attività investigativa, ma anche di modificare il capo di imputazione a carico della compagna della vittima.

Secondo la versione del processo appena interrotto, invece, il comasco avrebbe accusato un malore in seguito ad un eccesso di alcol bevuto proprio quella sera, tra il 31 maggio e il primo giugno, perdendo i sensi e cadendo a terra nel giardino della casa della compagna che aveva conosciuto in un hotel di Como e con cui era andato a convivere. La signora era a quel punto intervenuta nel tentativo inutile di salvarlo, agitandolo e imprimendo dunque quei segni sul collo poi finiti al centro dell’attenzione dell’autopsia.

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