Paratie, che salasso. Adesso anche Sacaim potrebbe costare cara

Scandalo Dopo la sconfitta nella causa con i progettisti il Comune ora rischia grosso con l’azienda “licenziata”. A settembre davanti al giudice per la maxi transazione

Il caso paratie riporterà il Comune di Como davanti a un giudice il prossimo settembre. E per la seconda volta in pochi mesi il grattacapo legale collegato al progetto per il lungolago rischia di finire male per le casse di Palazzo Cernezzi. Se la causa intentata (e persa) contro i primi progettisti è finita con il pagamento di spese legali per oltre 200mila euro, quella che vedrà di fronte il settore legale dell’amministrazione cittadina con la Sacaim (azienda che vinse l’appalto e venne poi licenziata da Infrastrutture Lombarde) e con Inarcheck (società che validò il progetto) costerà sicuramente molto di più.

La vertenza

La certezza sul fatto che alla fine il Comune dovrà pagare, è legata alle delibere che nei giorni scorsi sono passate dall’aula del consiglio comunale e che autorizzava uno scostamento di bilancio di poco inferiore a milione e 700mila euro per procedere al pagamento di due distinte transazioni. La prima on Inarcheck, da 56mila euro, la seconda con Sacaim per più di un milione e seicentomila.

In quella causa si sono ritrovati anche i progettisti originari, gli ingegneri Carlo Terraneo e Ugo Majone e l’architetto Renato Conti, allontanati dalla direzione lavori. Con loro non è stato ancora raggiunto alcun accordo stragiudiziale.

Due i passaggi principali sui quali Sacaim chiede i soldi non solo al Comune ma anche a Infrastrutture Lombarde. Il primo, come detto, l’allontanamento anzitempo firmato dai vertici dell’azienda della Regione Lombardia; il secondo i tempi di stop ai lavori su richiesta del committente, per i quali era previsto il pagamento di penali per ogni giorno di fermo-cantiere.

Nel corso delle varie udienze civili, e in particolare dopo le conclusioni del Consulente tecnico d’ufficio, il giudice civile di Milano ha caldamente invitato gli avvocati dell’amministrazione cittadina affinché trovassero un accordo che consentisse una risoluzione consensuale della controversia, come dire: le carte parlano chiaro, il Comune rischia di soccombere, meglio prevenire. E così l’amministrazione cittadina ha deciso di fare.

La Cassazione

La sentenza della Cassazione di questi giorni rischia però di complicare la conclusione dell’ennesima causa civile aperta nella querelle paratie. E questo perché con i progettisti stessi i legali di Palazzo Cernezzi non avevano raggiunto alcun tipo di accordo, transattivo, anche in attesa del pronunciamento dei giudici della Suprema Corte nella causa che il Comune aveva aperto proprio contro i progettisti. La sentenza che ha chiuso la vicenda, con passaggi anche particolarmente critici e pesanti verso l’amministrazione, potrebbe avere un ruolo non di secondo piano nella causa di Milano. Con ulteriore esborso di denaro pubblico per risarcire i danni di quello scandalo ventennale chiamato “progetto paratie”.

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