«Via da Como a vent’anni. Ora in Olanda ho il mio locale»

Comaschi all’estero Da commesso in un negozio di souvenir all’apertura di una pizzeria tutta sua ad Amsterdam

Da commesso in un negozio di souvenir all’apertura di una pizzeria tutta sua ad Amsterdam, per portare in Olanda il sapore più tipico dell’Italia. Nel mezzo, dieci anni di duro lavoro e sacrifici, ma è così che Stefano Bognanni, 33 anni, ha trovato il proprio posto nel mondo.

Cresciuto in città, dopo il liceo ha svolto diverse mansioni tra cui cassiere e gommista, poi è partito per Londra dove è rimasto per poco meno di un anno; è quindi rientrato e ha trovato un posto in Svizzera nel settore della logistica, ma dentro di sé nutriva il desiderio di viaggiare e ricominciare da zero, in un paese straniero.

«Ero indeciso tra Berlino e l’Olanda, ma qui parlano molto di più inglese e così sono venuto a vivere ad Amsterdam – racconta Stefano – All’inizio volevo fare solo sei mesi, lavoravo in un’azienda di logistica che si occupa di moda. Ho poi trovato lavoro in un negozio di souvenir in pieno centro e, dopo un anno, ho deciso di rimanere in Olanda. Ho quindi iniziato a studiare la lingua e, nel frattempo, sono andato a lavorare in una pizzeria. Da semplice pizzaiolo ho iniziato ad avere sempre più responsabilità e, nel giro di due anni, ero assistente manager. Facevo ordini, parlavo con i fornitori. Poi sono diventato manager che, in Italia, sarebbe gestore di cucina e sala. L’ho fatto in diverse pizzerie finché non ho aperto la mia un anno e mezzo fa, con Giuseppe Sibilia, ragazzo che ho conosciuto qui: il lavoro mi piace, amo il contatto con la gente».

Non è stato semplice e prima che Stefano potesse realizzare il proprio sogno ci sono voluti dieci anni, non senza difficoltà. Ora, comunque, è perfettamente integrato. «Qui il lavoro non è mai mancato, ci sono magari altri problemi ma quello si trova sempre – aggiunge - Quando mi sono licenziato, avevo già un altro posto. Conoscendo la lingua riesci ad avere responsabilità più alte: ho frequentato un anno di scuola per imparare l’olandese, quella è stata la svolta. Qui si vive bene, poi dipende da quello di cui hai bisogno. Se cerchi il calore umano, del sole, il cibo a cui sei abituato fai fatica, è un mondo diverso. Però il sistema funziona, c’è meritocrazia. Diciamo che i vantaggi superano gli svantaggi: se so che il bus passa alle 14.04, quello è l’orario e arrivo puntuale».

E conclude: «Gli stipendi sono paragonati al costo della vita, sono comunque alti per lo stile di vita italiano. C’è anche una cultura del lavoro diversa, si cerca di bilanciare la vita privata e il lavoro, molti hanno impieghi part time. Ci sono poi tanti benefit del governo che aiutano. Se tornerò in Italia? Prima o poi penso di sì, ma più verso la pensione. Sono arrivato qui che ero un ragazzino e ho costruito tutto questo, ma ci vuole impegno, fatica e dedizione. Il problema principale è trovare la casa quando si arriva, poi tutto è in discesa, ora tra l’altro gli affitti sono molto più alti rispetto a prima. Trasferirsi adesso sarebbe più difficile. A Como comunque ho gli amici, la famiglia, i posti del cuore e il lago, ci torno per le vacanze».

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