Chiede una visita oculistica al Sant’Anna: «Primo posto libero a maggio del 2026»

Sanità La ricetta non era urgente ma la pensionata ha preferito rivolgersi al privato. Asst Lariana si scusa: «Il personale avrebbe dovuto aiutarla a trovare una soluzione»

Mentre in Regione si discute ancora di piani per abbattere le liste d’attesa e di un nuovo centro unico di prenotazione che comprenda tutte le prestazioni degli ospedali pubblici e privati, a Como per fare una visita oculistica bisogna aspettare più di due anni.

Problema annoso

Il tema, annoso, è ben noto ai comaschi, spesso impegnati a prenotare controlli ed esami medici. Per esempio, a inizio settimana la signora Bianca Alvaro ha bussato alle porte dell’Asst Lariana per chiedere una prima visita oculistica. Dagli sportelli di via Napoleona si è sentita rispondere che il primo posto libero è a maggio del 2026. La donna, pensionata, non volendo aspettare tanto si è rivolta ad uno studio privato che le ha dato disponibilità entro pochi giorni.

Non c’era, sia chiaro, nessuna urgenza, la signora ha in mano una ricetta programmabile, che quindi scade entro 120 giorni, ovvero quattro mesi, due anni di attesa però sembrano davvero troppi. Vero è che alla signora è stata proposta anche una visita all’ospedale di Menaggio, ma comunque nella primavera del 2025.

Dall’ex azienda ospedaliera, che si scusa per l’accaduto, spiegano che stante la lunga attesa il personale avrebbe dovuto aiutare la paziente a cercare altrove un’altra soluzione, ovvero vedere se negli altri ospedali pubblici e privati di Como e di Varese (il territorio dell’Ats) esistono posti entro i tempi della ricetta. Altrimenti in pratica la ricetta viene «trattenuta e trasmessa agli uffici che nei giorni successivi programmano un appuntamento».

La signora Alvaro è comunque in buona compagnia, sono diverse le segnalazioni che arrivano dai lettori, l’attesa per una visita oculistica è lunga più di un anno anche al Valduce.

La ragione, spiegano gli ospedali, è la mancanza di personale, non solo dentro ai reparti, ma anche in libera professione. Oltre all’oculistica come noto sono in crisi anche branche come la dermatologia, dove bisogna aspettare giorni anche nel settore privato, i pochi specialisti rimasti in attività sono oberati dalle richieste. Alla luce delle tariffe basse riconosciute dal sistema pubblico, anche per esami come la colonscopia c’è tanta fila da fare, ai privati e agli accreditati poco conviene erogare questo genere di prestazioni.

Per migliorare questa situazione che si trascina ormai da qualche anno l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso ha annunciato che la giunta lunedì presenterà una delibera per imporre agli ambulatori e agli ospedali, sia pubblici che privati, un numero minimo di prestazioni sanitarie da effettuare entro l’anno. E sempre entro l’anno Bertolaso conta di avviare il famoso centro unico di prenotazioni, che in verità stando alle ultime dichiarazioni doveva partire già da gennaio almeno in alcuni territori. Detto che di questo nuovo e più efficiente Cup si discute da anni senza soluzione.

I gettonisti

Una soluzione invece Bertolaso conta di trovarla con i medici gettonisti a cui aveva dato uno stop. La Regione ha avviato un dialogo con la principale cooperativa che forniva medici esterni anche nel Comasco con compensi orari molto elevati, a patto che questa cooperativa ritiri il ricorso mosso contro la delibera regionale in vista di una possibile e più equa collaborazione.

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