Le Maldive di Milano e sono uno dei piccoli centri montani del Ticino: «Non ci arrendiamo ai disagi del post pandemia»

Intervista Da un lato una natura incontaminata e l’assalto dei turisti. Dall’altro i giovani che hanno cercano le comodità. Ecco come il sindaco Ivo Bordoli cerca di far convivere le due anime della sua Verzasca

Quando si pensa ai piccoli Comuni di montagna, il primo riferimento diretto in Ticino non può che essere Verzasca, 850 abitanti nel Distretto di Locarno a un’ora e mezzo d’auto da Milano e a un’oretta dal confine comasco. E questo perché dall’estate 2017 grazie ad un video da milioni di click questo minuscolo Municipio ha conquistato l’appellativo di “Maldive di Milano”, grazie all’acqua cristallina che segna in quel di Lavertezzo (e non solo) il corso del fiume Verzasca, rilanciando così la vocazione turistica dell’intera valle.

Al sindaco Ivo Bordoli, che con il nostro lago ha un filo diretto grazie alle sue origini tremezzine (Bordoli è uno dei cognomi più diffusi, a cominciare da Lenno e Ossuccio), chiediamo anzitutto se il “mito” delle “Maldive di Milano” ha saputo resistere anche nel post pandemia.

È andata così?

Sì, registriamo sempre afflussi importanti. Con un picco nelle estati 2020 e 2021, quando per i noti motivi vi erano forti restrizioni alle frontiere. Tra i turisti che frequentano le “Maldive di Milano” ci sono anche tanti italiani, tra cui diversi comaschi e milanesi. Ci aspettiamo un boom di presenze soprattutto a cavallo di Ferragosto. Certo è che quel video del 2017 ci ha dato una notorietà senza eguali.

Quanti abitanti conta Verzasca?

Siamo nell’ordine degli 850 residenti, frutto della fusione tra sette Comuni. Il Cantone ci aiuta. Il dato oggettivo è anche un altro e cioè che, come estensione territoriale, il nostro è il secondo Comune del Canton Ticino. Per dare un’idea di quanto vasto sia il nostro territorio, superiamo di gran lunga Locarno. Per tenere ben conservato un territorio di queste dimensioni rappresenta per noi una priorità assoluta, ma al tempo stesso è una sfida che ogni giorno ci impegna a dare il meglio di noi stessi. Con un inciso e cioè che i giovani non sembrano più appassionati, salvo qualche caso virtuoso, alla montagna ed ai mestieri d’un tempo.

Le aziende agricole restano un riferimento importante per Verzasca, ma di pari passo sta crescendo anche il turismo, con un biglietto da visita unico come le “Maldive di Milano”, con citazione d’obbligo anche per l’albergo diffuso di Corippo. Quanto è importante oggi il turismo per la vostra realtà?

Veniamo da due anni - il 2020 e il 2021 - incredibili quanto a presenze turistiche. Anche il 2022 ha regalato importanti soddisfazioni, nonostante la riapertura totale delle frontiere. Oneri e onori di fronte a questo boom di turisti. Do un dato. Alla voce parcometri abbiamo incassato in questi tre anni un terzo in più rispetto ai numeri pre-pandemia. Nel 2020 e nel 2021 posso dire che gli svizzeri hanno scoperto o riscoperto la nostra valle. Lo scorso anno è tornato, con numeri più elevati, il turismo degli italiani, dei francesi e di chi già in passato aveva dimostrato di apprezzare la nostra proposta.

I piccoli Comuni del Comasco a ridosso del confine beneficiano dei ristorni, cioè delle tasse pagate dai nostri frontalieri in Svizzera che la Confederazione restituisce poi in quota parte al nostro Paese. Come riuscite a tenere in equilibrio i conti in quel di Verzasca?

Abbiamo un aiuto dal Cantone attraverso il meccanismo della perequazione comunale, che prevede un aiuto ai Comuni più piccoli da parte dei Municipi più ricchi. Quindi per fare un esempio concreto, Lugano dà e Verzasca riceve. Ciò non toglie che per far quadrare i conti serve la massima attenzione. L’altra grande voce legata alle entrate è da ricondurre ai canoni idroelettrici. Per noi si tratta di un’importante boccata d’ossigeno. Abbiamo un bacino imbrifero molto grande, che ci garantisce introiti rilevanti. Siamo nell’ordine degli 800-850 mila franchi. Risorse preziose.

Spesso su questo lato del confine torna il tema della montagna che continua costantemente a spopolarsi. Com’è la situazione da voi?

Credo sia un concetto che si può replicare in buona parte anche sul nostro lato della frontiera. Senza comodità vengono meno determinate condizioni, che portano poi a rendere questa o quella località più appetibile anche dal punto di vista del vivere quotidiano. Ciò non toglie che in questi anni realtà come la nostra hanno cercato di migliorare i servizi. Ma è chiaro che la comodità anche negli spostamenti resta il filo conduttore. Un cittadino che dalla nostra Sonogno si sposta verso Locarno deve fare i conti con un’ora d’auto nel picco della stagione turistica. Per diretta conseguenza, difficilmente a queste condizioni Sonogno - per rimanere alla realtà citata poc’anzi - diventa appetibile.

Grazie al traino del turismo potrebbero però affacciarsi nuove realtà turistiche. E’ qui che si gioca il vostro futuro?

In parte sì. Il Patriziato in collaborazione con il nostro Municipio sta realizzando un campeggio in pieno stile alpino direttamente collegato al Touring Club Svizzero. Siamo orgogliosi di questa iniziativa. Il campeggio sorgerà a Brione. Esistono i presupposti perché questa struttura lavori tutto l’anno. Abbiamo diverse proposte accattivanti non solo d’estate, ma anche in bassa stagione, sempre legate a questa natura incontaminata.

A proposito di traffico, com’è impostata la gestione della viabilità per questa estate che si preannuncia all’insegna dei grandi numeri quanto a presenze turistiche?

Abbiamo già dato corso ad alcuni accorgimenti. A Brione abbiamo installato semafori alle due estremità della strettoia. Nei picchi della stagione mettiamo in campo dei movieri ovvero personale che oltre a gestire la viabilità indica le soluzioni più idonee per non intralciare una viabilità di montagna come la nostra, che inevitabilmente presenta alcune fragilità.

Vi aspettavate tanta notorietà?

Inizialmente no. Dopodiché obiettivamente la nostra valle è molto suggestiva. Non credo sia stato casuale l’appellativo “Maldive di Milano” con quel verde smeraldo relativamente all’acqua del fiume Verzasca che non si trova in alcun altro corso d’acqua. Il “Corriere della Sera” ha annoverato la zona del “Ponte dei Salti” tra le dieci località che meritano una visita. Ci godiamo questo successo ed al tempo stesso cerchiamo di far convivere turisti e residenti.

Da ultimo, consiglia a chi non l’ha ancora visitata una gita “fuori porta” a Verzasca, magari con un bagno rinfrescante - prestando la massima attenzione ai pericoli che il fiume nasconde, con annessi divieti - alle “Maldive di Milano”?

Certo che sì. Qui tutti i turisti sono bene accetti. Ai comaschi, terra da cui peraltro provengono i miei avi, dico che Verzasca è pronta ad accoglierli a braccia aperte. Siamo una terra ospitale. Verzasca val bene una gita, ricordando il corretto equilibrio che deve caratterizzare il rapporto tra turismo e territorio.

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