Il Ticino alla prova del voto: «Ci servono infrastrutture»

L’intervista A due settimane dalle elezioni per il Parlamento, il sindaco di Lugano Michele Foletti illustra ambizioni e speranze: «Il prolungamento di Alptransit verso sud fino al confine italiano è una richiesta che deve essere ascoltata»

«Oggettivamente stiamo assistendo ad una campagna elettorale in vista delle federali un po’ sottotono. Ciò non toglie che alcune priorità, come il prolungamento di Alptransit a sud di Lugano, si siano ritagliate uno spazio importante dentro l’agenda politica in vista del voto».

Le parole, sempre cariche di significato, sono del sindaco di Lugano, Michele Foletti e arrivano a poco più di due settimane da una tornata che a livello svizzero (e non solo) riveste un’importanza strategica, considerato che il voto popolare del 22 ottobre segnerà il nuovo assetto del Parlamento, cui - per fare un esempio - si vede ormai un anno e mezzo fa la larghissima fiducia assegnata al nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, ribadita poi solo l’anno successivo da Camera e Senato italiani.

Da sindaco della città simbolo del Ticino quali sono le richieste in vista del voto del 22 ottobre?

Ribadisco anzitutto il concetto espresso poc’anzi e cioè che rispetto alle nostre abitudini stiamo assistendo ad una campagna elettorale sottotono. Ciò nonostante la posta in palio sia alta, considerato che alla luce dei diversi uscenti e di chi non si ricandida c’è comunque competizione. L’auspicio è che la deputazione ticinese eletta alle Camere federali sappia essere unita e sappia fare gioco di squadra nell’arco dell’intera legislatura nell’interesse del nostro Cantone. Uno dei temi clou l’abbiamo analizzato proprio con il vostro quotidiano qualche mese fa.

Sta parlando del prolungamento di Alptransit a sud di Lugano?

Proprio così. Il prolungamento di Alptransit da Lugano sino al confine italiano è una richiesta che deve trovare degna concretizzazione. Durante questa legislatura gli investimenti futuri per Alptransit sono stati posticipati finendo poi per non trovare compimento.

O meglio, si è preferito investire massicciamente sull’asse est-ovest a nord del Gottardo. Per garantire la giusta concorrenzialità al nostro territorio, confido che la deputazione ticinese possa trovare unità d’intenti dietro questa battaglia politica legata ad un argomento sensibile come le infrastrutture, in questo caso ferroviarie.

La sensazione dopo il deragliamento del treno merci in quel di Faido proprio dentro Alptransit e la chiusura seppur per soli cinque giorni della galleria autostradale del Gottardo è di un Canton Ticino in forte difficoltà su quello che invece a livello federale è considerato un punto di forza, vale a dire ferrovia e autostrada. Se a questo scenario già di per sé poco rassicurante aggiungiamo le code chilometriche sempre al Gottardo ecco che il campanello d’allarme si fa ancora più forte e preoccupante. E’ il momento di alzare la voce proprio in vista delle elezioni federali, di fatto dietro l’angolo?

Sicuramente i recenti episodi accaduti sia dentro la galleria di base del Gottardo che dentro la galleria autostradale hanno dimostrato la fragilità dei collegamenti sull’asse nord-sud. Si tratta peraltro di una fragilità che non tocca solo il Ticino, ma va a compromettere il commercio internazionale tra il porto di Genova ed il nord Europa. Aggiungo una riflessione in quest’ottica e cioè che non solo il Ticino dovrebbe alzare la voce, ma anche l’economia italiana e il vostro Governo debbano tenere alta l’attenzione, facendo pervenire lo loro istanze al Governo svizzero. Peraltro con la frana al Frejus anche i collegamenti tra Francia e Italia hanno vissuto momenti difficili.

Problematiche comuni, dunque, che necessitano di risposte comuni. E’ corretto?

Non lo scopriamo certo oggi. Sarebbe importante dar corso una riflessione sui due lati del confine circa questa acclarata fragilità del sistema dei trasporti, con inevitabili ripercussioni sull’economia. Dico questo perché il traffico merci e passeggeri interrotto o a singhiozzo e ancora la galleria autostradale che attraversa le Alpi chiusa al traffico non rappresentano problemi solo svizzeri. Anche se la Svizzera si è subito rimboccata le maniche per risolverli.

Una domanda politica per proseguire. La sensazione sul nostro lato del confine è che dalla volata in vista delle elezioni federali siano in parte usciti di scena i frontalieri, soprattutto per quel che concerne le dinamiche ticinesi e per contro ci sia concentrati sul tema sensibile del “caro vita”, alla luce anche dell’annuncio di una nuova stangata per la “Cassa malati” (l’assicurazione sanitaria obbligatoria, ndr.). Concorda con questa istantanea?

E’ evidente che in campagna elettorale si cavalcano i temi del momento. E’ innegabile che in Svizzera l’aumento dei premi della “Cassa malati” è uno dei temi che sta facendo più discutere e preoccupare. Se a questo aggiungiamo l’aumento del costo dell’energia, dovuto sia al conflitto ucraino che all’impennata dell’inflazione, ecco che ben si capisce come l’attenzione sia rivolta principalmente a tematiche “interne”, che interessano da vicino una larga parte della cittadinanza. Per quanto concerne gli aumenti energetici, aggiungo che la situazione odierna è frutto anche di scelte prese in ambito di transizione ecologica. Transizione che ha un costo e che ora i cittadini si rendono conto come stia ricadendo su di loro.

Peraltro la nuova legislatura entrerà nel vivo della nuova intesa sulla fiscalità dei frontalieri. Che idea si è fatto sul nuovo accordo? Lo ritiene vantaggioso o svantaggioso per la Svizzera, ricordando anche il peso specifico che Lugano ha quanto a presenza di frontalieri.

Sintetizzo il concetto dicendo che questo nuovo accordo alla fine rischia di essere svantaggioso per i frontalieri e svantaggioso per la Svizzera e questo perché esistono tutta una serie di problematiche che non sono state risolte.

Qual è la richiesta più importante che arriva da Lugano, considerato a pieno titolo uno dei motori economici del Ticino?

Per Lugano e per la nostra economia, la richiesta - ribadisco il concetto - è quella di avere infrastrutture al servizio del trasporto al passo con i tempi. L’altra richiesta - interna - è quella di trovare un sistema per l’assicurazione legata alla malattia (leggasi “Cassa malati”, ndr) che sia più sostenibile. In Ticino registriamo un aumento del 10% per l’assicurazione malattia, che si somma al 9% dello scorso anno. Una situazione che rischia di diventare insostenibile per una buona fascia della popolazione. Aggiungo in questo contesto che in Ticino quasi il 40% dei cittadini beneficia di un sussidio per poter pagare la Cassa malati.

Un’ultima domanda in chiave turistica. Per il vostro Cantone quella che si è da poco conclusa è stata un’estate in chiaroscuro. Lugano regge grazie anche a questa offerta a “cinque stelle” che sembra essere ripartita di slancio nel post pandemia. Una situazione per quanto concerne i cinque stelle analoga a quella del nostro lago, protagonista di una grande estate. E’ l’eccellenza il futuro del turismo?

Si. Ritengo questa osservazione corretta. Anche perché non svelo nulla di nuovo dicendo che nel settore low cost non saremo mai competitivi perché la Svizzera è un Paese caro e così lo è Lugano. Se si vuole ampliare l’offerta turistica la chiave di volta è l’eccellenza e il turismo di qualità.

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