La manifattura sta tenendo: «Non smettere di investire»

Lo scenario Il report è stato realizzato da Intesa Sanpaolo e Prometeia. Segnali di potenziale recupero già nel 2024. A soffrire di più sono le Pmi

«II manifatturiero italiano resta competitivo e con una buona profittabilità ed è importante proseguire negli investimenti». In un momento particolarmente complesso dal punto di vista geopolitico e macroeconomico, il messaggio che emerge nel 104° rapporto sull’analisi dei settori industriali è quello di una potenziale ripresa dell’attività nel 2024 e di una tenuta del settore manifatturiero che non ha perso competitività. Questa la rassicurazione con cui Gregorio De Felice, Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha aperto i lavori durante il webinar “Manifatturiero 2025: le risorse per affrontare le incertezze”, dedicato alla presentazione del rapporto stilato da Intesa Sanpaolo e Prometeia.

Le buone condizioni di redditività, favorite dalla capacità di un nucleo solido di imprese di puntare con determinazione su leve strategiche competitive, hanno avuto un impatto positivo sulle previsioni di crescita dei cluster manifatturieri italiani e l’analisi, su un campione di circa 40.000 realtà, ha evidenziato una crescita sostenuta e diffusa in tutte le classi dimensionali che, anche grazie anche ai provvedimenti di contrasto al caro energia, ha portato a ottimi risultati di bilancio a chiusura del 2022. A ciò si deve aggiungere la prosecuzione degli investimenti che confermano il rafforzamento del tessuto manifatturiero.

L’export italiano - in crescita del 3,6% a valori correnti e nei primi 7 mesi del 2023 stabile a prezzi costanti - nonostante il rallentamento del commercio mondiale, ha tenuto; merito della competitività delle imprese italiane nell’alto di gamma e nelle nicchie a elevato contenuto tecnologico.

Anche al netto dei contributi di contrasto al caro energia, l’evoluzione favorevole della domanda finale ha permesso a quasi tutti i settori di traslare a valle i forti rincari dei costi per materie prime ed energia.

L’analisi per classe dimensionale evidenzia però che, a differenza delle Pmi, sono state principalmente le grandi imprese a migliorare i margini. A prezzi costanti, a fronte di un fatturato deflazionato in calo del -0,6% per l’aggregato manifatturiero, i settori legati alla transizione digitale ed energetica chiuderanno il 2023 in positivo. Mentre autoveicoli e moto avranno una crescita del +7,9%; un +2,9% è previsto per elettronica e un +2% per elettrotecnica, con un +0,3% per il fatturato della meccanica. Largo consumo (+2,7%) e farmaceutica (+2,5%) si collocheranno nella parte alta del ranking, grazie alla migliore tenuta sui mercati internazionali.

Il fatturato deflazionato ha mostrato un ripiegamento tendenziale di poco inferiore al 2% nei primi sette mesi del 2023, con un calo meno intenso rispetto a quello registrato dalla produzione industriale. Il venir meno dei fenomeni di shortage di componenti e input produttivi, che avevano caratterizzato la fase di rimbalzo post-Covid, ha consentito a molte imprese di completare le produzioni in magazzino e soddisfare gli ordini rimasti inevasi, attenuando il calo del fatturato.

Il comparto dell’automotive con autoveicoli e moto, favorito dal recupero delle immatricolazioni e dalla fine della difficoltà di recuperare componenti e materie prime per alimentare le consegne sul mercato, è il settore che in questa prima parte del 2023 è leader della crescita.

L’attività manifatturiera è in frenata in tutti i principali paesi europei. L’Italia, che dalla primavera del 2020 fino alla primavera del 2022 era leader della crescita, ha anticipato la fase di ripiegamento e ha mostrato una caduta più significativa nella prima parte dell’anno.

Sul rallentamento del ciclo manifatturiero incidono in particolare le difficoltà legate ai consumi interni. Il deterioramento del potere d’acquisto delle famiglie e l’aumento dei tassi d’interesse penalizzano i beni durevoli per la casa che avevano invece avuto un exploit negli anni pandemici, e gli alimentari. 

L’assetto settoriale condiziona in modo significativo le performances di tutte le manifatture europee, che dalla primavera accusano crescenti difficoltà; fra queste Francia e Germania, indietro rispetto ai risultati del 2019, rispettivamente del 4,6 e del 5% a inizio 2023.

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