Patteggia per la morte del parrucchiere. Amarezza dei parenti: «Non c’è rispetto»

Il processo Udienza preliminare per Lorenzo Grillo di Turate, accusato di omicidio stradale. Con la sua auto si scontrò con la moto di Michele Garruto: sospesa la patente per due anni

Ha patteggiato Lorenzo Grillo, il quarantasettenne di Turate che il 7 luglio del 2022, lungo la Strada Provinciale 31bis, si era scontrato con Michele Garruto, 30 anni, parrucchiere di Solaro con salone a Rovellasca. L’hair stylist era morto sul colpo. Ieri il Giudice per le indagini preliminari della Procura di Busto Arsizio ha accettato la richiesta di patteggiamento di un anno e quattro mesi di reclusione per il reato di omicidio stradale, subordinata alla sospensione condizionale della pena, cui si aggiunge la sospensione della patente di guida per 2 anni.

La tragedia del 7 luglio 2022

Teodoro Garruto, fratello di Michele, non ci sta: «Lo Stato italiano non deve prendere accordi con una persona che ha commesso un reato chiaro, tangibile, una colpa piena». Parole che rimandano alle 13 del 7 luglio dello scorso anno quando Michele si stava dirigendo verso casa in sella alla motocicletta, dopo aver chiuso il salone “Atelier Don Ros” in via Carugo 5. Lungo la Sp31bis, all’altezza di Saronno, non era riuscito a evitare l’impatto con un autocarro Nissan Cabstar. Al volante c’era il turatese Grillo. Il mezzo era partito da una piazzola di sosta laterale e stava effettuando un’inversione a “U”: manovra vietata in quel tratto di strada, per la presenza della doppia riga continua tra i due sensi di marcia. In seguito al decesso il corpo di Michele era rimasto ore sull’asfalto, per una questione di competenze territoriali sui rilievi del sinistro.

Il dolore dei parenti

«Ieri in tribunale eravamo io, nostra madre, Rosa Scarcelli, e l’avvocato Giuseppe Incardona, in rappresentanza dell’Associazione italiana familiari vittime della strada – prosegue Garruto – Il Sodalizio si è costituito parte civile insieme a noi». Lo conferma Incardona: «Ci siamo opposti fermamente alla pena patteggiata, perché la reputiamo l’ennesima dimostrazione del fallimento di un meccanismo che consente, a chi ha commesso un reato di omicidio stradale, di concordare con lo Stato una pena scontata senza il preventivo consenso dei familiari della vittima».

Garruto condivide le parole del legale ma non demorde. «La vicenda giudiziaria di mio fratello è chiusa, ma continueremo a dare battaglia a una legge che tutela l’imputato e non la parte offesa: chi è morto non conta più nulla». Sull’accoglimento della richiesta di patteggiamento abbiamo interpellato anche Maurilio Vanzulli di Saronno, avvocato di Grillo. «Il patteggiamento significa che il fatto c’è stato, il mio cliente si è assunto le colpe di quanto accaduto ed è molto dispiaciuto». Ieri Grillo avrebbe voluto avvicinarsi a Teodoro Garruto e alla madre, stringere loro la mano, dimostrare il dolore provato in questi mesi.

«Non è ancora il momento – conclude l’avvocato Vanzulli – C’è ancora tensione per quanto successo, bisognerà attendere ancora un po’. Proprio questa mattina (riferito a ieri mercoledì 24 ottobre) ho cercato di capire dall’avvocato della controparte se si poteva fare qualcosa, scambiare almeno una parola. Abbiamo convenuto entrambi che è meglio aspettare».

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