Attenzione all’insonnia
I suoi effetti sono pericolosi

Il disturbo Ne soffre una percentuale tra il 9 e il 12% della popolazione Le conseguenze? irritabilità e scarso rendimento scolastico o lavorativo

Sonnolenza, irritabilità e scarso rendimento scolastico o lavorativo sono alcuni degli effetti dell’insonnia. Si tratta di una problematica diffusa nella popolazione, in particolare in quella anziana. Quando i sintomi iniziano a presentarsi in modo frequente è importante rivolgersi a uno specialista.

L’Icsd-3 (International Classification of Sleep disorders, Third Edition) definisce l’insonnia come la percezione da parte del soggetto di un sonno inadeguato e/o insufficiente, che si riflette in una ridotta qualità, durata o frammentazione del sonno. «Le persone che soffrono di insonnia possono presentare uno o più sintomi – spiega Valentina Bramato, neurologa dell’ospedale Valduce di Como – e tra questi, difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno, risvegli mattutini precoci, sensazione di sonno non ristoratore. L’ insonnia è definita come un disturbo delle 24 ore in quanto oltre ai sintomi notturni causa vari disturbi diurni quali astenia, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, irritabilità, disturbi dell’umore, deficit di attenzione, concentrazione e memoria, scarso rendimento lavorativo e scolastico». Questo disturbo, inoltre, aumenta il rischio di incidenti sul lavoro e alla guida e può avere significative ripercussioni sulla qualità della vita.

Per quanto riguarda l’incidenza nella popolazione i dati disponibili riportano che circa la metà delle persone anziane lamenta sintomi dovuti all’insonnia. In questa popolazione, infatti, il disturbo è presente nel 25%-40% dei casi. Nella popolazione generale, invece, si stima che la percentuale si aggiri tra il 9% e il 12% e la prevalenza della diagnosi di insonnia sta crescendo notevolmente di anno in anno. Ma quali sono le cause principali? «Le caratteristiche del ciclo sonno-veglia di ogni individuo, come la durata del sonno e la circadianità del ritmo sono ereditari e regolati da numerosi geni – prosegue la neurologa - Numerosi studi suggeriscono un probabile coinvolgimento multigenico nella fisiopatologia dell’insonnia. I complessi meccanismi con cui questi geni interagiscono tra loro potrebbero essere responsabili dei diversi fenotipi di insonnia e dei sintomi correlati». Esistono, inoltre, una serie di altri fattori che possono essere responsabili dello sviluppo di insonnia nei soggetti maggiormente suscettibili. Secondo il cosiddetto “Modello delle 3P” gli individui che sviluppano insonnia presentano alcuni fattori predisponenti (per esempio lo stato cognitivo iper-vigile, la familiarità, il genere femminile e l’età avanzata). «L’esordio del disturbo del sonno – aggiunge Bramato - è dovuto poi all’occorrenza di fattori precipitanti, come forme di stress acuto che possono presentarsi durante la vita e tra queste esperienze di perdita/separazione, problemi familiari, di salute o di lavoro. Il suo mantenimento è conseguenza di vari fattori perpetuanti, ovvero, quelle abitudini e comportamenti disfunzionali che vengono messi in atto nel tentativo di risolvere il problema, ma che non fanno altro che creare un circolo vizioso che peggiora l’insonnia stessa come, ad esempio, fare sonnellini durante il giorno, uso/abuso di sostanze ipnoinducenti, preoccupazione per la perdita di sonno e per i suoi effetti diurni».

«Quando l’insonnia inizia a diventare frequente, in particolare gli episodi si presentano almeno tre volte a settimana e il soggetto presenta sintomi anche diurni – sottolinea il medico - è bene rivolgersi ad uno specialista per prevenirne la cronicizzazione e ridurne l’impatto sulla qualità della vita, evitando inoltre che si verifichino a lungo andare le varie conseguenze già citate».

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