860 minuti di recupero

Tutto cambia, perché non la gioia? E infatti anch'essa muta, prendendo forme un tempo impensabili. Guardate cosa accade sui campi di calcio. Un tempo, dopo il gol, i giocatori si stringevano la mano: era un'esultanza contenuta, figlia di tempi più severi e, se vogliamo, repressi. A partire dagli anni Sessanta, i costumi cambiano: la palla entra in rete e a nessuno più sfugge la metafora sessuale. Quindi, assistiamo ad abbracci, palpeggiamenti, magliette sfilate, ammucchiate a centrocampo. Oggi, nel XXI secolo, le esultanze di nuovo si trasformano, adeguandosi al carattere fondamentale della società moderna, dove tutto fa spettacolo. Ecco dunque una squadra finlandese far notizia inscenando, a gol segnato, una parodia della cantante Lady Gaga.
Ma questo è niente: altre esultanze si annunciano e ben più clamorose. I giocatori di una squadra gallese, rappresentante del villaggio di Llanhenwg, festeggiano ogni marcatura con una rappresentazione integrale del “Re Lear” di Shakespeare, comprensiva di costumi e scenografia. In Bolivia, a ogni gol del Mamoré un tendone viene eretto sullo stadio e i giocatori si esibiscono in un ricco programma circense, il quale offre un numero con le tigri, una coppia di trapezisti e il sempre atteso intermezzo di Rodrigo, il clown al quale si abbassano i pantaloni ogni volta che viene colpito in testa. In occasione dell'ultimo incontro, vinto dal Mamoré per 4-0, l'arbitro è stato costretto a concedere 860 minuti di recupero.

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