Faccio sempre attenzione a quello che dicono i comici - i veri comici non quelli che fanno politica – perché quando parla un comico - un vero comico, non uno di quelli che vanno in tv con un tormentone e lo sfruttano all’osso – di solito dice la verità. Più ancora, quando parla, un comico riferisce osservazioni molto acute circa la realtà, le convenzioni e le ipocrisie. In altre parole, i veri comici sono persone molto intelligenti o, come ha detto qualcuno, «sono i più intelligenti tra gli stupidi».
Craig Ferguson, scozzese naturalizzato americano, ricade senz’altro in questa categoria (degli intelligenti, non degli stupidi) e tra le tante cose divertenti che dice ogni giorno - ha un programma tv quotidiano - recentemente ne ha detta una che non fa per niente ridere ma che è vera al cento per cento.
In un monologo ad apertura del suo show, Ferguson ha rinnovato un’osservazione non inedita: viviamo in una società che “deifica” la giovinezza. Un tempo, la società glorificava la giovinezza scartando la terza età: oggi ha incominciato a scartare anche l’età adulta. Quarantenni e cinquantenni, in America, ma sempre più spesso anche in Europa, ricorrono al chirurgo estetico perché l’uomo e la donna ideali, i baricentri intorno ai quali la società modella se stessa, sono più giovani: diciamo dai venti ai trentacinque anni di età.
Poco importa che la fascia di età tra i 40 e i 65, in Italia, rappresenti il 36% della popolazione e che detenga buona parte del reddito: estetica, cultura e stile hanno un altro obiettivo.
Fin qui l’osservazione di Ferguson, alla quale andrebbe aggiunto però qualche altro pensiero. Perché se è ben vero che nel “giovane” la società vorrebbe vedersi riflessa, si tratta solo di un’illusione: il giovane “deificato”, da noi, non ha lavoro, potere, denaro e prestigio. Rappresenta un’idea, un’immagine: niente di più. Piuttosto che cedergli qualcosa di concreto, la generazione più anziana è disposta a farsi massacrare a colpi di bisturi.
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