A ovest di Tremonti

A ovest di Tremonti

Questo vecchio mondo è davvero buono. Se a volte appare insipido, è solo perché guardiamo nella direzione sbagliata. Qualcuno si concentra, per esempio, sulla periferia di Cicchitto o sui sobborghi di Franceschini, quando è molto più in là e molto più lontano che dovrebbe spingersi. In Perù, per la precisione.

È da quelle parti che un gruppo di scienziati sta lavorando intorno ad alcune piante di cacao finora sconosciute. Si tratta, badate, di un evento straordinario. Ad alimentare un’industria da 90 miliardi di euro all’anno, quella del cioccolato, è infatti un ventaglio di varietà della suddetta pianta immutato da anni. Ora, grazie all’ostinazione di ricercatori caparbi quanto, presumibilmente, golosi, ne conosciamo altre tre. Queste, vanno ad aggiungersi alle circa cinquemila utilizzate fino a oggi, il che può sembrare un incremento trascurabile ma non lo è affatto: delle migliaia di varietà con cui abbiamo confidenza e che sfruttiamo per la produzione di cioccolato, moltissime sono modeste varianti di un singolo ceppo. Le tre nuove appena scoperte appartengono invece a un filone del tutto inesplorato della saporosa famiglia.

La scoperta peruviana rappresenta un’immensa promessa di arricchimento per la tavolozza di gusti offerta dal cacao. E, a pensarci bene, è un invito a insistere nella costante ricerca di nuove possibilità. Non è questo mondo a negarcele, a quanto pare: siamo noi a non vederle. Eppure sono lì: a ovest di Tremonti.

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