A proposito di amici

Se anche voi, come il sottoscritto, pensate che la qualifica di “scrittore” venga concessa al giorno d’oggi un tantino troppo facilmente e, con questo, tradite una concezione della scrittura ancora molto “alta”, ovvero la credete una forma di espressione potente e suggestiva quando non addirittura miracolosa, dovreste proprio leggere “A proposito di Čechov” di Ivan Bunin.

Un testo certo non inedito, ma proposto da Adelphi in una nuova traduzione: nient’altro che un’occasione per scoprire ciò che uno scrittore - Bunin, premio Nobel 1933 - dice di un altro scrittore, Čechov, narratore e drammaturgo, come sappiamo, portentoso.

Scopriamo - e il sospetto non mancava - che Čechov era una persona straordinaria: non solo scrittore di enorme bravura (insuperato e insuperabile nella forma del racconto) ma anche uomo di livello eccelso. Certo, le sue qualità vengono sottolineate da un ammiratore dichiarato: non per questo c’è da credere che la parzialità ammessa da Bunin finisca per distorcere il ritratto.

A Čechov Bunin attribuisce qualità specifiche e rarissime: la dedizione al lavoro come risarcimento per il dono della vita, la sincera capacità di gioire per il talento altrui, la gentilezza verso il prossimo, l’amore per la lingua, riconosciuta per incantevole - e fragile - fiduciaria dei rapporti umani. In più, lo dipinge come un uomo molto bello - anche se sofferente per la tisi - e sempre elegante, pregi forse secondari ma non trascurabili.

A due terzi del libro realizziamo come oggi non sia soltanto la parola “scrittore” a essere impiegata con colpevole leggerezza. Concetti quali “amicizia”, “signorilità”, “spirito” e “intelligenza” vengono sparsi a caso, distribuiti a derrate, concessi con sciocca generosità e interpretati con ottusa sufficienza. Ecco perché nessuno scrive più come Čechov (e Bunin) e la parola amicizia si accompagna, tutti i giorni, con troppi sinonimi bastardi.

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