A tempo pieno

A ogni necessità sociale corrisponde un certo grado di retorica. Mi spiego, prima che abbandoniate la lettura in preda a una crisi di rigetto. Intendo dire questo: ogni volta che a livello sociale, economico e politico, è necessario imporre un mutamento di abitudini, un riallineamento del mercato e un rimescolamento dei diritti, ecco che occorre trovare le parole giuste per cercare di convincere la gente. Trovare le parole, in queste circostanze, significa elaborare slogan, frasi a effetto, formule facili a ricordarsi. In altri termini: un repertorio retorico adatto alla bisogna.

In questi anni è accaduto nel mondo del lavoro. Il desiderio, un tempo più che legittimo, del “posto fisso” è diventato sinonimo di ottusità intellettuale, di obsolescenza economica e, in sostanza, di parassitismo sociale. La nuova retorica del lavoro ci vuole tutti “mobili”. Non tanto in virtù di una sempre auspicabile agilità mentale, non a dimostrazione di una personale apertura di pensiero: piuttosto, in conseguenza di un tessuto imprenditoriale che si vuole instabile, cangiante, imprevedibile ; un tessuto che con la destra si tesse e con la sinistra si disfa. E noi pronti a correre a raccogliere l’offerta dove c’è, l’occasione dove matura, la briciola dove cade.

Immagino che tutto ciò sia necessario, ma non riesco a convincermi che, come retorica vorrebbe, sia anche bello e giusto. Tanto più che alla retorica della mobilità non sarebbe un problema opporre quella della stabilità. Che fine ha fatto l’orgoglio della perseveranza, la nobiltà della dedizione, il rispetto delle consuetudini e, soprattutto, quella lenta sedimentazione del sapere che, con il tempo, portava impiegati, operai e artigiani a conoscere tutto non solo del loro lavoro, ma anche del luogo in cui lo svolgevano e della disciplina necessaria a mantenerne la qualità e l’affidabilità? Oggi ci vogliono ballerini sulla lava del precariato e parole come attaccamento e costanza sono diventate scomode. Ma per come vogliano metterla, una cosa non possono certo cambiarla: essere uomini resta un lavoro a tempo pieno.

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