Gli esperti stanno ancora esaminando filmati e fotografie per accertarsi che, in questi tempi di facili manipolazioni digitali, sotto sotto non ci sia il trucco. Detective e giornalisti battono le strade intervistando testimoni su testimoni per sentirsi ripetere, mille e mille volte, l’incredibile.
Anche chi scrive ha avuto modo di visionare quello che in gergo giudiziario si chiama “materiale probatorio”. La scena è presto descritta: un campo in erba, ventidue giocatori - undici per squadra -, un arbitro e il pallone. L’illusione è perfetta: sembra proprio una partita di calcio. Ma analizzare il colpo d’occhio generale non basta: mai come in questa occasione è indispensabile scendere nel dettaglio. Così, passaggio dopo passaggio, tiro dopo tiro, rimessa laterale dopo rimessa laterale e calcio d’angolo dopo calcio d’angolo, ogni istante della “partita” passa sotto scrutinio.
Sembra tutto regolare: le regole vengono rispettate con l’approssimazione ammessa dal giudizio dell’arbitro, i giocatori non risparmiano energie, le emozioni si sprecano e - crepi l’avarizia! - qualcuno si premura di fare la barba al palo. Ma, ancora, di questi tempi le apparenze non possono essere credute. La “partita” sembra una partita, non c’è dubbio, ma che cosa sarà successo prima e dopo? Si sa come sono gli uomini: metti sulle loro teste il soffitto di uno spogliatoio e tutto può accadere.
Ebbene: anche questa ricerca periferica dà esito negativo. Negativo come i test antidoping praticati nell’occasione. Inoltre, non risultano strette di mano sospette, ammiccamenti disinvolti e scandalosi passaggi di bustarelle. Perfino le intercettazioni sono immacolate: pensate che il giorno prima del match i presidenti delle squadre, al telefono, parlavano di figli e di vacanze!
Insomma, è vero che la prudenza non è mai troppa ma, se l’esito delle indagini sarà confermato, il risultato sarà storico e meriterà di essere titolato a tutta pagina: “Scoperta in Italia una partita non truccata”.
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