Abbracci stellari

Se siete ancora in vena di San Valentino, se il dolcificante che, ieri, qualcuno ha messo nell’aria non vi ha alzato troppo la glicemia, potreste considerare la notizia che segue con occhio romantico: anche le stelle, lassù nel cielo, fanno l’amore.

Prima di voltar pagina ed esclamare «ci siamo giocati anche questo» datemi retta ancora per a qualche rigo. Questa faccenda degli amorosi sensi dei corpi stellati - sentite come è già sexy la faccenda? - non l’ho inventata io ma la dicono gli scienziati. Due scienziati, per la precisione: uno dell’università di Trento (dipartimento di Fisica) e uno dell’istituto Albert Einstein di Potsdam in Germania. Di fronte all’enigma dei raggi X emessi dalle grandi stelle subito dopo essere state risucchiate in un “buco nero” (lo so, io e voi, ci arrovelliamo intorno ad altri misteri, tipo la ragione per cui il telefono squilla sempre mentre siamo sotto la doccia, ma tant’è), gli scienziati di cui sopra sostengono che, ipotizzando un’unione tra le stelle medesime prima del "risucchio”, il busillis sarebbe risolto.

Perché e come non lo so e non credo che, anche applicandomi, arriverei a capirlo. Mi piace però pensare che lassù, nell’infinito vuoto così presente per tutti noi, questi giganteschi ammassi di calore ed energia provino attrazione l’uno per l’altro e che, prima di scomparire, attratti da qualcosa di inconcepibile e ancora più grande di loro, si fondano in un ultimo abbraccio.

È quello che facciamo anche noi, che stelle non siamo ma particelle siderali sì. Di fronte alla prospettiva dell’annullamento, cerchiamo un contatto, una fusione, la speranza di non essere soli nel vuoto inspiegabile.

Ecco che ci vuole un poco di romanticismo anche per mandar giù l’astronomia. Gli scienziati non saprebbero che farsene, non quando sono in servizio, ma noi sì. Noi che sappiamo di dover andarcene ma gradiremmo uscire di scena, se non con un astrale bagliore, almeno con un’umana fiammella.

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