Ad personam

Approfittando di una pausa del maltempo raggiungo la signora Malinpeggio sulla panchina comunale ormai eletta a sua residenza (quasi) perenne. Lei, naturalmente, non si cura del tempo e tiene la posizione che piova o tiri vento. In paese incominciano perfino a circolare inquietanti leggende; per esempio che la signora comandi i fulmini o mandi i tuoni a coprire le canzoni di X-Factor. Comunque sia, per quanto ostinatamente “panchinara”, per me la signora Malinpeggio resta quella di sempre: pessimista, sarcastica, schietta e, alla fine dei conti, impagabilmente saggia. Un piacere fare due chiacchiere con lei.

Dopo i soliti convenevoli (da parte mia) e gli insulti di rito (da parte sua), la conversazione si indirizza subito verso i temi di attualità.

«Che cos’è l’indulto?» chiede la signora.

«Un provvedimento giudiziario di carattere generale che causa l’estinzione della pena».

«Ecco. E l’amnistia?»

«Un provvedimento giudiziario di carattere generale che estingue, invece, il reato».

«Bravo. E il loro esatto contrario?»

Esito. «Non capisco. Che cosa intende per “esatto contrario”? Suppongo che il contrario di fare l’indulto sia non farlo e il contrario di proclamare l’amnistia sia non proclamarla».

«Troppo poco».

«Si spieghi, per favore, signora».

«Io non mi accontento di essere contraria ad amnistia e indulto. Vorrei che venissero applicati provvedimenti opposti».

«Allora suppongo che il contrario dell’indulto sarebbe applicare a tutti una pena e il contrario dell’amnistia sarebbe attribuire a tutti un reato».

«Esatto! Provvedimenti ad personam».

Questo è troppo. Protesto: «Come possono essere ad personam se riguardano tutti?».

«Possono eccome!» Con il dito la signora indica uno a uno i passanti nella piazza: «Ad personam. Ad personam. Ad personam. Ad personam...» 

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