Addio ai libri

Settembre, tempo di manifestazioni dedicate ai libri. Per quanto mi riguarda, una certezza: almeno so dove non andare. Non ci andrò come ospite - naturalmente: non ci sarebbe ragione di invitarmi - ma neppure come visitatore. Sia chiaro: non suggerirò ad altri di seguire il mio esempio. Anzi, sarò felice se potrò aiutare chi avesse necessità di indicazioni per la più vicina kermesse libraria.

Il mio rifiuto nasce da un sospetto diventato certezza: io - e io soltanto - con i libri non ho più nulla a che fare. Il sospetto è di vecchia data, la certezza è maturata solo ieri, quando, nel supplemento settimanale del Corsera, ho letto la rubrica del critico Antonio D’Orrico.

In quel degno spazio si discute da tempo su chi meriti il titolo di miglior scrittore erotico. Di ieri l’irruzione di un lettore secondo il quale la palma andrebbe consegnata al romanziere inglese Martin Amis. A sostegno della sua tesi, egli cita con entusiasmo alcuni passaggi dal romanzo "L’informazione": «Richard sbarrò gli occhi alla vista delle cosce che entravano come due carreggiate nella galleria della gonna... Nell’interstizio, o solco, tra le cosce, dove non c’è carne ma solo un flauto d’aria a forma di bicchiere da cocktail...» Il lettore non ha dubbi: «Quando uno ha la capacità e il genio di scrivere cose come questa... è proprio lui il n.1 dell’erotismo».

D’Orrico, da parte sua, riferisce ma non commenta. Non dice al lettore: «Ma se ne vada». Oppure: «Faccia il piacere e sparisca». No, considera possibile che le "cosce-carreggiate" appartengano a una sorta di eccellenza letteraria. Se così è, io sono costretto a chiamarmi fuori e, credetemi, non per pruderie o snobismo: evidentemente la mia idea di letteratura è sbagliata o almeno obsoleta. Conoscevo qualcuno che sarebbe stato d’accordo con me, ma non c’è più. Peccato, avremmo potuto non andare alle fiere del libro insieme.

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