I siti del Corriere e di Repubblica l'hanno piazzata in bella vista per un paio di giorni. Poi, come è destino di queste cose, è scesa mestamente di posizione e di valore. Ubi maior: era arrivata la foto di Naomi Campbell sulla Costa Azzurra. Un bel colpo: da un pezzo sulla Costa Azzurra non accadeva niente di significativo.
Ad essere promosso al vertice e poi degradato alle base, nient'altro che la “gallery” fotografica di Kim Jong-un, dittatore della Corea del Nord, circondato da un adorante gruppo di mogli degli ufficiali in servizio nel suo esercito. Le signore avevano appena tenuto uno spettacolo in onore del leader: euforiche e festanti, approfittavano dell'occasione – certo unica – per incontrarlo. Un'altra bizzarria coreana, senza dubbio e, per noi occidentali, l'ennesima dimostrazione che le dittature portano a comportamenti sociali distorti.
Eppure, nelle “gallery” di Corsera e Repubblica e nell'insistenza con cui le apparizioni pubbliche di Kim vengono proposte ai lettori, si legge in trasparenza la formula dello “strano ma vero”: guardate che cosa succede in questo mondo così lontano tra noi. È la Corea del Nord ma potrebbe essere l'habitat delle iguane marine: qualcosa degno di osservazione, sì, ma distaccata, compiuta a titolo di curiosità o, al massimo, di indagine scientifica. Come se noi fossimo immuni dall'adulazione e nessuno – mai e poi mai – si fosse sognato di ridere alla battuta del capo un tantino più fragorosamente del necessario; come se Villaggio non avesse inventato Fantozzi e Berlusconi non avesse creato Emilio Fede.
Certo, il circo addestrato di Kim Jong-un è ben diverso dalla nostra adulazione spontanea e disorganizzata, dal leccapiedismo individuale e anarchico che ci caratterizza. È la potenza delle dittature: organizzano ed enfatizzano il potenziale di ridicolo che c'è in tutti noi. Anche per questo dobbiamo lottare per tenerci la nostra scalcagnata democrazia: per passare alla Storia meno patetici di quel che realmente siamo.
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