In un lungo articolo, il fisco e divulgatore Lawrence M. Krauss tratta di un argomento affascinante ma è difficile riassumere qui le sue conclusioni. Chi lo desiderasse, può cimentarsi nella lettura online.
Non solo le conclusioni sono difficili da spiegare: perfino illustrare l’argomento stesso dell’articolo, la domanda da cui prende spunto, risulta ostico. Potrei provarci così: ci sono dei limiti alla nostra capacità di comprendere come è fatto l’universo?
La risposta di Krauss, purtroppo, non può essere circoscritta a un “sì” o a un “no” e questo renderà nervosi molti di noi, ormai abituati dall’autoritaria praticità dei tempi a liquidare ogni questione attraverso brutali scelte binarie. Nonostante ciò, la domanda rimane fondamentale, almeno per chi continui a manifestare interesse per l’esistenza sua e del cosmo, fenomeni - entrambi - intrisi di una stravaganza davvero inconcepibile.
Krauss, per prima cosa, ci fa osservare che non possiamo sapere se ci esistono limiti all’osservazione scientifica fino a quando non li avremo raggiunti e anche lì, probabilmente, la domanda riproporrà se stessa. Se il nostro cervello, infatti, esige una risposta definitiva per tutto, la Natura non sembra disponibile a conformarsi alla richiesta e, fino a oggi, a mistero svelato ha sempre risposto con altri misteri da svelare. Misteri che non sapevamo nemmeno che esistessero, talmente erano misteriosi e che oggi oppongono alla curiosità dei ricercatori un muro dall’aspetto impenetrabile.
A voler tentare, con sprezzo del pericolo (e soprattutto del ridicolo) una sintesi dello scritto di Krauss, si potrebbe sottolinearne una frase: «Abbiamo scoperto che le più profonde questioni metafisiche - che in passato credevamo irrisolvibili, - come la possibile esistenza di universi paralleli -, possono essere affrontate, se siamo intelligenti abbastanza». Per i ragazzi appena tornati a scuola, questo significa una sola cosa : non c’è speranza che l’ora di matematica, oggi, venga cancellata.
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