Allenarsi non serve

Per secoli e secoli, diciamo pure per millenni, l’umanità non ha avuto calorie da bruciare per diporto. Nessun uomo delle caverne, dopo cena, è mai uscito per una partita a calcetto o anche per una semplice passeggiata. Il concetto di palestra rimane pressoché sconosciuto per tutto il Paleolitico, nonostante venissero offerti abbonamenti a condizioni vantaggiose.

Questo perché c’erano fin troppe occasioni per consumare energia e pochissime per incamerarne. Quando, almeno per alcuni, le proporzioni si sono invertite, sulle prime non è venuto in mente di “smaltire l’eccesso”, anzi. L’occasione di sfoggiare addomi tondeggianti e braccia tornite era considerata felice: un’esibizione di abbondanza, salute e, poiché l’estetica fa presto ad adattarsi, anche di bellezza.

Più tardi, l’evolversi (o il contorcersi) del pensiero ha cominciato a imporci lo sforzo di conciliare eccesso con efficienza, indulgenza con dinamismo. Vogliamo tutto: gratificare il palato, prolungare la vita, e fermare la bellezza, che è l’armonia effimera per eccellenza. Sempre più spesso, poi, il lavoro ci mette a sedere, ovvero ci colloca in un ufficio: certe calorie vanno dunque bruciate altrove.

Questa potrebbe essere, fatta la tara della semplificazione, una Breve storia dell’energia nel corpo umano. La sua validità ha però una condizione: che da essa si escluda il cervello.

Sempre più spesso gli scienziati in corrono in scoperte che fanno del cervello la Grande Singolarità del corpo. Per esempio, mentre allenando il corpo lo si irrobustisce, ovviamente, anche per attività extrasportive (chi corre forte sulla pista d’atletica correrà forte anche per prendere il treno al volo), si è scoperto che ciò non vale affatto per l’encefalo: gli esercizi mnemonici e di calcolo che dovrebbero “irrobustirlo” non servono a niente. O meglio, servono solo a renderci bravi in quegli esercizi e in nient’altro. Il cervello, dunque, non salta, non corre e non fa piegamenti per fini generici: per allenarlo non resta che vivere una vita piena e, soprattutto, viverla con grande curiosità intellettuale. Dopo di che non ci sarà più bisogno - letteralmente - di allenamento.

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