Allenatore robot

La vecchiaia è qualcosa che possiamo ben temere; eppure, nel contempo, siamo costretti a desiderarla perché, come diceva qualcuno, l’alternativa appare inaccettabile.C’è vecchiaia e vecchiaia, tuttavia, perché quella di oggi non è paragonabile neppure lontanamente alla vecchiaia dei vecchi nei vecchi tempi. Gli anziani di oggi, tanto per incominciare, sono più anziani: questo vuol dire che, nell’impossibilità tecnica di allungare la giovinezza, medicina, nutrizione e buone abitudini salutari hanno allungato la mezza età. Inoltre, c’è più attenzione per i rappresentanti della terza età, più cure.

Già, ma che tipo di cure? Possiamo immaginare, per esempio, che quanto avviene a Singapore sia rappresentativo di ciò che, a breve, potrebbe accadere anche da noi. Laggiù, nella ricca città-stato asiatica, dove la popolazione over 65 è circa al dieci per cento, l’ente governativo Infocomm Development Authority ha progettato un robot - battezzato Robocoach (“Robot-allenatore”) - per far fare esercizio fisico agli anziani. Robocoach, costruito su fattezze rozzamente umane, dispone di due schermi digitali: uno collocato sulla faccia, l’altro sul petto. Il primo mostra un volto sorridente, capace di rimandare espressioni di incoraggiamento e simpatia, il secondo fa invece scorrere video in cui si dimostrano nella pratica gli esercizi suggeriti.

L’autorità di Singapore parla con fierezza di Robocoach come di “tecnologia a beneficio degli anziani impegnati nell’invecchiamento attivo” e non c’è dubbio che, sotto certi aspetti, il risultato sia degno di nota. Mi sembra strano, però, che nessuno si sia chiesto come mai a Singapore non c’è un allenatore umano disponibile a seguire qualche gruppo di anziani due o tre volte la settimana. Meglio impegnare il proprio tempo a costruire e programmare un robot. Forse un giorno laggiù si chiederanno se è stata una scelta giusta o se avrebbero dovuto preferire la solidarietà alla tecnologia. Quando accadrà, spero risponderà loro un robot.

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