Altare immenso

Altare immenso

Li sento passare fin dalle prime ore del mattino, uno dopo l’altro, in cadenza quasi regolare; il grave rombo del diesel non inganna: sono camion, e anche piuttosto grossi. Quando guardo dalla finestra la strada nel livido grigiore del mattino, so già che cosa aspettarmi: i camion assediano la casetta della signora Desolina Malinpeggio, la vicina posseduta da pessimismo globale diventata, in questi tempi difficili, personaggio di fama internazionale.

Presto i camion issano rotonde orecchie rivolte al cielo: sono parabole satellitari. Stazioni televisive di tutta l’Europa hanno mandato qui i loro inviati; c’è perfino un americano della Cnn: lo si distingue dal sorriso che riflette i raggi del sole anche in assenza dei medesimi. Ci sono inviate che non sfigurerebbero in una sfilata per costumi da bagno: ma non bisogna ingannarsi, sono tutt’altro che belle senz’anima. Sprizzano professionalità da tutti i pori perfino quando, specchiandosi nei retrovisori, verificano la pettinatura spargendo generose dosi di lacca.

Tutti costoro sono qui per raccogliere una dichiarazione della signora Malinpeggio. Vogliono sapere da lei, ovvero dalla pessimista più titolata al mondo, se la "manovrona" di Monti basterà a salvare il Paese. Non sanno che assediano una casa vuota: da ieri sera la signora è ospite da me. Ha insistito per dormire sul divano e, questa mattina, si è accontentata di una tazza di tè. Sbircia con me dalla finestra e recita:

«Come un altare immenso è triste e bello il cielo / nel suo sangue rappreso il sole immoto muore».

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