Questa notizia mi ci è voluto un po' per trovarla, tanto era annidata in un anfratto delle cronache locali dell'Ansa:
"CATANZARO, 1 SET - Wu Zhengbin, da più di vent'anni a Rende dove gestisce un ristorante tipico, è stato riconfermato per la terza volta alla presidenza dell'associazione cinesi in Calabria. 'Voglio ringraziare tutti i connazionali che mi hanno confermato la loro fiducia - ha detto Wu, conosciuto anche come Gino - ma ringrazio sempre e ancora una volta le autorità e le istituzioni pubbliche locali'."
Devo dire che sono proprio contento di averla scovata, la notizia, perché contiene parecchi spunti interessanti. Innanzitutto consente di parlare di immigrazione e integrazione senza i toni da cataclisma che sembrano ormai cari ad alcuni prosatori nazionali e ai seguaci che li sostengono sui social. Il signor Wu gestisce una piccola attività imprenditoriale - tale è un ristorante, non importa se serve spaghetti alle vongole o involtini primavera - da un tempo considerevole (20 anni) in una regione dal profilo economico non proprio facilissimo.
Parrebbe una buona notizia è per certi aspetti lo è, ma non è questo che mi preme sottolineare. Più che buona, la notizia è "normale" e oggigiorno non c'è niente di meglio. Proviamo a immaginare: da piccolo imprenditore il signor Wu avrà i suoi problemi con il Fisco e, chissà, magari il Fisco avrà avuto qualche problema con il signor Wu. Ancora: i clienti del suo ristorante saranno per la maggior parte soddisfatti, ma magari qualcuno si è trovato male o ha creduto che il conto, al pari della salsa di soia, fosse troppo salato. Insomma: fatti e problemi normali che fanno del signor Wu un italiano normale. Che, forse, non si rende conto di come, a fargli onore, più che la presidenza dell'associazione dei cinesi sta il fatto che i calabresi lo chiamino Gino. Io l'integrazione la vedo così: un giorno chi vive e lavora qui sarà italiano e basta. Saremo tutti italiani, insomma. E lì incominceranno altri problemi.
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