So bene che siete impegnati a vivere e a farvi gli affari vostri ma, per cortesia, siate dei bravi cittadini e occupatevi anche delle emergenze. La più pressante delle quali riguarda Batman. Come forse avrete letto, il prossimo attore a interpretare la parte del supereroe pipistrellato sarà Ben Affleck: così è stato pubblicamente annunciato e così sarà. A meno che...
Il dubbio nasce dalla reazione dei fan. Non dei fan di Affleck, che non contano una mazza, ma dei fan di Batman i quali non vogliono che il mascelluto attore si infili nel costume del loro personaggio inesistente preferito. Tutta la loro contrarietà all’aberrante (?) progetto cinematografico l’hanno espressa in velenosi “post” cosparsi per tutta la Rete. A questo punto l’emergenza di cui sopra può così essere riassunta: è giusto che i “commentatori” da Internet abbiano voce in capitolo?
La questione non riguarda soltanto il caso Batman ma un po’ tutto il mondo della comunicazione, che via via si va facendo sempre più attento alle esternazioni online dei “navigatori”. Con tutto il rispetto per il sostrato democratico della Rete, ci sono commenti ricorrenti che destano qualche perplessità. Non parlo tanto dei commenti insultanti o razzisti perché ogni persona di buon senso sa che cosa farne, quanto di quelli palesemente bizzarri eppure tanto frequenti. C’è sempre il caso, per esempio, che qualcuno, sotto una notizia “rosa” o “gossip” pubblicata da un sito d’informazione scriva: «Ma chissenefrega! Non avete altro da pubblicare?» Lo scrive e spesso lo condisce di punti esclamativi, quando gli basterebbe alzare gli occhi per vedere che il sito in questione è pieno zeppo di “altro” già pubblicato. Ancora: è certo apprezzabile l’intervento di chi scrive: «Perché non pubblicate un bell’articolo su questo o quello?» E tuttavia viene da dire: grazie ma, se non le dispiace, preferiremmo dedicare al tema un brutto articolo.
Non fraintendetemi: le voci della Rete rappresentano un grande strumento di partecipazione. Purché sia ammesso, qualche volta, chiedere loro: «Scusate, ma non avete altro da dire?»
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