Mi rendo conto che, in tempi come questi, certi argomenti appaiono frivoli e speciosi, eppure ai sentimenti, pur lievi, non si rinuncia. Eccomi dunque a far polemica con l’idea, odiosa davvero, di fornire un non richiesto "prequel" alla saga cinematografica di «Amici miei», la quale si compone di tre capitoli autorizzati (1975, 1982 e 1985) di cui, a ben guardare, i primi due strepitosi e il terzo meno felice ma comunque benedetto dalla presenza di quattro interpreti originali (Celi, Montagnani, Moschin e Tognazzi).
Ora, 26 anni dopo l’ultimo episodio, un gruppo di comici, annoiati dall’attesa delle vacanze di Natale, vorrebbe propinarci «Amici miei - come tutto ebbe inizio», film che, date le premesse, dovrebbe chiamarsi invece «come tutto ebbe fine». Il pretesto sarebbe un viaggio a ritroso nel tempo, sino alla Firenze medioevale, alle radici dell’irriverenza toscana. In realtà, si tratta di un film diverso, con impostazione diversa e interpreti diversi, che si presenta al botteghino nella speranza di sfruttare il largo culto per la serie originale.
Forse il responsabile della "patacca" non sa che «Amici miei» è cinema iconico e il cinema iconico, per sua natura, necessita di rispondenze, collegamenti, intime continuità: in altre parole, Tognazzi dev’essere Tognazzi e non può essere De Sica. Dirà: ma Tognazzi è morto. Ragione in più per lasciare in pace «Amici miei». E se per caso non sono stato chiaro, io le potrei dire, anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
Ora, 26 anni dopo l’ultimo episodio, un gruppo di comici, annoiati dall’attesa delle vacanze di Natale, vorrebbe propinarci «Amici miei - come tutto ebbe inizio», film che, date le premesse, dovrebbe chiamarsi invece «come tutto ebbe fine». Il pretesto sarebbe un viaggio a ritroso nel tempo, sino alla Firenze medioevale, alle radici dell’irriverenza toscana. In realtà, si tratta di un film diverso, con impostazione diversa e interpreti diversi, che si presenta al botteghino nella speranza di sfruttare il largo culto per la serie originale.
Forse il responsabile della "patacca" non sa che «Amici miei» è cinema iconico e il cinema iconico, per sua natura, necessita di rispondenze, collegamenti, intime continuità: in altre parole, Tognazzi dev’essere Tognazzi e non può essere De Sica. Dirà: ma Tognazzi è morto. Ragione in più per lasciare in pace «Amici miei». E se per caso non sono stato chiaro, io le potrei dire, anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
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