Premesso che diffido di ogni anniversario che coinvolga transistor e microprocessori (l’elettronica mi sembra troppo moderna per appartenere a un passato lontano abbastanza da poter essere consegnato alla Storia), non posso negare che la ricorrenza caduta proprio ieri abbia un certo fascino.
Il 3 aprile 1973 Luciano Moggi aveva appena 35 anni e non poteva immaginare che, proprio quel giorno, sarebbe accaduto un fatto destinato a condizionare, nel bene e nel male, la sua vita. Da un incrocio di New York, tale Martin Cooper, impiegato della Motorola, faceva partire la prima chiamata da telefono cellulare: destinatario, per così dire, un ufficio dei laboratori Bells nel New Jersey. Cooper era un po’ limitato nella sua azione: non poteva chiamare un altro cellulare perché era l’unico al mondo a possederne uno; non poteva mandare sms per la stessa ragione e la suoneria, anziché riprodurre in stereofonia la Quinta di Šostakovic, faceva semplicemente "drin drin". Poco memorabile anche il contenuto della telefonata, indirizzata a un "fisso": «Come si sente? Bene?» chiese il prosaico Cooper.
Eppure era un momento storico, la prima riga di un romanzo infinito, ogni giorno sempre più fitto di trame e sottotrame. Da allora, a parte le nostre personali memorie di conversazioni drammatiche, divertenti, futili, proibite e solari, si è accumulata anche una pubblica letteratura da telefonino. Una letteratura popolare, qualche volta perfino triviale, ma accattivante e memorabile: dall’attività del già citato Moggi, all’esplosivo «torni a bordo, eccetera!» con cui De Falco fulminò Schettino, fino al cicalare delle Olgettine e all’ingordigia dei dirigenti di partito che si chiedevano se, per caso, avessero una banca.
Una storia lunga già quarant’anni che ha già scritto capitoli fondamentali e, non c’è dubbio, altri ne scriverà. Tanto che finalmente possiamo rispondere alla domanda del signor Cooper: si sente bene, altroché! Anche troppo.
Il 3 aprile 1973 Luciano Moggi aveva appena 35 anni e non poteva immaginare che, proprio quel giorno, sarebbe accaduto un fatto destinato a condizionare, nel bene e nel male, la sua vita. Da un incrocio di New York, tale Martin Cooper, impiegato della Motorola, faceva partire la prima chiamata da telefono cellulare: destinatario, per così dire, un ufficio dei laboratori Bells nel New Jersey. Cooper era un po’ limitato nella sua azione: non poteva chiamare un altro cellulare perché era l’unico al mondo a possederne uno; non poteva mandare sms per la stessa ragione e la suoneria, anziché riprodurre in stereofonia la Quinta di Šostakovic, faceva semplicemente "drin drin". Poco memorabile anche il contenuto della telefonata, indirizzata a un "fisso": «Come si sente? Bene?» chiese il prosaico Cooper.
Eppure era un momento storico, la prima riga di un romanzo infinito, ogni giorno sempre più fitto di trame e sottotrame. Da allora, a parte le nostre personali memorie di conversazioni drammatiche, divertenti, futili, proibite e solari, si è accumulata anche una pubblica letteratura da telefonino. Una letteratura popolare, qualche volta perfino triviale, ma accattivante e memorabile: dall’attività del già citato Moggi, all’esplosivo «torni a bordo, eccetera!» con cui De Falco fulminò Schettino, fino al cicalare delle Olgettine e all’ingordigia dei dirigenti di partito che si chiedevano se, per caso, avessero una banca.
Una storia lunga già quarant’anni che ha già scritto capitoli fondamentali e, non c’è dubbio, altri ne scriverà. Tanto che finalmente possiamo rispondere alla domanda del signor Cooper: si sente bene, altroché! Anche troppo.
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