Devo essere entrato in una sorta di "sindrome da ringraziamento” perché, dopo essermi ieri profuso in salamelecchi nei confronti di chi, durante l'anno, mi ha aiutato a compilare la rubrica offrendomi degli spunti, oggi mi riesce difficile passare ad altro. Addirittura, vorrei continuare in questa serie rivolgendomi a un'altra categoria di persone che considero importante: quella formata da chi, nel 2013, mi ha fatto ridere.
Detta così sembra un'idea buona, o quantomeno passabile, ma se vi ci mettete non è affatto facile rintracciare, nel proprio universo, sicure fonti di divertimento. Non vale - io ho introdotto l'argomento, io faccio le regole - ricorrere a bambini e a animali domestici: vero è che costoro fanno spesso sorridere, o addirittura ridere, ma è un'ilarità particolare, impastata di tenerezza e affetto. Qui vorrei dedicarmi invece all'umorismo vero, quello che dovrebbe crescere spontaneo a ogni angolo di strada e invece ripiega intristito dalla supponente seriosità dei tempi.
Tra gli umoristi di professione mi fa ridere - non sempre, ma abbastanza spesso - Crozza. Apprezzo la caricatura del senatore Razzi, in particolare quella formuletta sincopata con cui reagisce a ogni domanda - “Ma, io non credo, anche perché” - che così bene riproduce gli automatismi mentali di chi parla senza pensare a ciò che dice. Ma Crozza, come detto, è un professionista. Più difficile, ma anche più interessante, rintracciare i dilettanti della risata, quelli che non hanno necessariamente la battuta facile ma che, intrappolati in particolari circostanze, se ne escono, quasi a loro insaputa, con un motto di spirito.
Mi capita di incontrarne in treno, quando la sfacciata inefficienza del servizio mette i nervi di tutti a fuoco lento: “Ancora una volta in ritardo di venti minuti!” dice uno. "Si sbaglia” dice un altro, "Questo è il treno di domani in anticipo di 23 ore e 40 minuti”. Ecco, a chi respinge il quotidiano, crescente tormento del vivere con l'umorismo, riconosco il più alto valore. E, come annunciato, solennemente lo ringrazio.
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