Qualcuno mi illumini per favore perché, al solito, io sono rimasto passo indietro: adesso con i britannici ci parliamo o no? A giudicare da certe reazioni al referendum, direi di no. C’è risentimento, rabbia, e tanto, tanto acido sarcasmo. Come capitava nei cortili di anni fa, tra bambini. Qualcuno non vuol più giocare e si porta via il pallone? Che nessuno gli rivolga più la parola, così impara.
Al massimo, gli si può parlar dietro. Hai presente gli inglesi? «Quelli che guidano dal lato sbagliato della strada». Oppure, «quelli che da loro si mangia soltanto cacca». Curioso: la decisione britannica di lasciare la Ue ha avuto come conseguenza la corsa degli europeisti a recuperare luoghi comuni che si credevano sepolti, ovvero a strappar di mano ai nazionalisti più convinti gli arnesi logori e brutali del pregiudizio. Difendere l’Europa attaccando gli inglesi sulla scia di definizioni profonde come «boriosi e coglioni» (© Gasparri) non sembra il massimo dell’europeismo. Qualcuno ricorda forse Altiero Spinelli aggirarsi per i saloni di una conferenza berciando «e adesso dove sono finiti i crucchi»?
Spiace a tutti che il Regno Unito abbia deciso di andarsene per la sua strada (anche perché, diciamola tutta, non c’è Europa senza Gran Bretagna: la mutilazione storica, economica e culturale è troppo importante) ma non è il caso di buttarsi sulla vecchia xenofobia e su rivalità che, dietro le battute da semifinale di calcio, rivelano l’insorgere del nazionalismo. Soprattutto se l’intenzione è di sostenere la spinta contraria: quella che porta a conoscere e a unire.
L’Europa «dei banchieri e dei tecnocrati», come la definisce chi la detesta e la combatte, avrà pure fallito, ma ricominciare con gli spaghetti-mafia-mandolino, i mangiapatate crucchi, i francesi odiosi e gli scozzesi avari mi pare ridicolo. A meno che non si consideri il rifiorire in Europa degli antichi e feroci nazionalismi un passo avanti della Storia. Dopo tutto, cosa mai potrebbe andare storto?
© RIPRODUZIONE RISERVATA