Apocalisse portoghese

Notizie entusiasmanti dal mondo della Rete: ora scrivo a me stesso in portoghese. Ieri il mio indirizzo di posta elettronica ha spedito al mio indirizzo di posta elettronica il seguente messaggio: “Você acaba de ser selecionado para participar da nossa nova promoção”. Vado a tentoni ma, da quanto capisco, avrei selezionato me stesso quale partecipante alla “nostra nuova promozione” e, come logico, comunicherei sempre a me stesso la notizia in portoghese.

Ci sarebbe da sorridere, scrollare le spalle e magari lanciare qualche colorita espressione in quella che, a quanto pare, è la mia lingua d’adozione - “Epa!” o “Bumba!” - se non fosse che, sempre ieri, ho letto un articolo nel quale si annunciava la prossima “fine” di Internet. Ciò accadrebbe non tanto perché la gente si è stancata del web, quanto perché il web stesso è ormai fuori squadra e il fatto che io scriva a me stesso in portoghese ne è una prova lampante. Tutto l’immenso reticolo informatico potrebbe collassare e nessuno sarebbe in grado di aggiustarlo. In altre parole, il sistema è diventato troppo complesso e sfugge al nostro controllo.

Non si tratta della prima opera umana a ribellarsi alla nostra autorità: abbiamo costruito le strade e automobili, progettato semafori, rotonde, cavalcavia, tunnel e, per soprammercato, ci abbiamo aggiunto multe e telelaser, ma il sistema, non di rado, si intasa e comunque produce ancora morti e feriti in quantità.

Ma qui rischio di distorcere la realtà. I sistemi complessi di solito funzionano egregiamente: basta pensare a quante operazioni vengono compiute ogni minuto dai computer, a quanti passeggeri scendono sani e salvi da aerei, treni e automobili e a quante comunicazioni telefoniche vanno a buon fine in una giornata. È vero però che non sono più in nostro totale controllo e che tutto può accadere da un momento all’altro. Quasi sempre non accade, ma ogni tanto sì. Questo assomiglia terribilmente alla vita: complicata e imprevedibile. Non resta che prenderla con filosofia. Come dicono a Lisbona: se la và, la g’ha i gamb.

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