Area non sottoposta a videosorveglianza

Il titolo, come sempre in questi casi, finge di essere descrittivo, ma in realtà ha tutta la tensione di una promessa: “Il momento in cui il serbatoio sotterraneo di benzina esplode in una stazione di servizio”. Il link, lo sappiamo ancora prima di cliccarlo, condurrà a un filmato, molto probabilmente raccolto da una telecamera di sicurezza.

Chiunque sia in grado di intendere e volere si rende subito conto che titolo, link e video costituiscono un pacchetto preconfezionato garantito per la produzione di una solenne perdita di tempo. Per scongiurarla, basta far leva, appena un poco, sulla forza di volontà. Che ci vorrà mai?

Io ho resistito per circa dodici secondi, poi ho cliccato. Adesso posso dire di aver visto l’esplosione di un serbatoio sotterraneo di benzina. Confermo: perdita di tempo.

Video come questi affollano la Rete e capitano a decine, ogni giorno, a tiro dei nostri mouse. Registrano e rimandano contingenze (prodezze sportive, incidenti, risse, gaffe, inciampi e crimini vari) intese a suscitare la nostra curiosità: “clickbait”, si chiamano. Esche per clic.

Gli episodi che propongono sono tutti (o quasi) rilevanti per chi li ha vissuti, o per le comunità nei quali si sono svolti: per noi, sempre a distanza di sicurezza dietro lo schermo del computer, sono soltanto brevi gratificazioni che lasciano il tempo che trovano. Anzi, non lo lasciano affatto: lo perdono.

Siamo tutti dei creduloni, purtroppo, e non sappiamo resistere a una tentazione che possiamo soddisfare senza conseguenze e perdipiù - così ci illudiamo - gratis. Inoltre, ben poco ormai accade al mondo senza che ci sia nei pressi un dispositivo elettronico pronto a registrare. I telefonini documentano ogni nostra attività anche solo minimamente ludica o sociale: pranzi, cene, gite, aperitivi, concerti, serate al bar, serate non al bar. Perfino momenti che vorremmo spacciare per privatissimi: «Oggi relax sul divano - annuncia un’influencer ai suoi follower -, non mi va di vedere nessuno».

Nulla di tutto ciò, o quasi nulla, presenta in realtà ragione di essere immortalato, se non per fornire quella risonanza immediata, quell’istantanea onda sociale sulla quale, come surfisti assuefatti, sentiamo tutti il bisogno di stare continuamente in equilibrio. Finiremo - semmai vorremo salvare un brandello di disciplina nervosa - per dover creare ad arte zone “off limits” all’immagine registrata. Angoli di mondo che nessun obbiettivo sarà autorizzato a scrutare, nei quali potremo finalmente abbandonare qualcosa al vero oblio, ovvero commettere gesti liberi anche da se stessi perché impossibili da riprodurre, condividere e commentare. Ognuno potrà fare quel che gli pare: cacciare un urlo, improvvisare dei versi, intonare una canzonaccia, fare le boccacce o, meglio ancora, starsene buono senza fare un bel niente.

Sono convinto che questa sottrazione di interesse, questo sottovuoto sociale, ci ispirerebbe momenti altissimi: gesti preziosi, di commovente ribellione, di libera ricerca umana. Roba grandiosa: mi piacerebbe proprio vederla,

© RIPRODUZIONE RISERVATA